"Si tratta di un provvedimento che abbiamo meditato a lungo, e che avrà pieno valore", dice il primo cittadino che pensa di ripagare le mancate entrate con le donazioni volontarie. "Lo ritireremo se nel decreto del governo verranno accolte le nostre istanze"
Fare di Amatrice una Contea. A qualcuno, in un primo momento, è parsa una provocazione, anche in virtù dell’ormai noto carattere combattivo del sindaco Sergio Pirozzi. Che però conferma tutto: “Ma quale provocazione? Si tratta di un provvedimento che abbiamo meditato a lungo, e che avrà pieno valore. Il nome lo abbiamo scelto un po’ stravagante proprio per questo: per dargli un appeal giornalistico”. E dunque ecco la Contea di Amatrice. O meglio: la Zona Franca della Contea di Amatrice. La trovata che la giunta del Comune reatino distrutto dal terremoto ha elaborato per far sì che i piccoli imprenditori della zona possano riaprire le loro attività senza pagare neppure un euro di tasse.
Spiega Pirozzi a ilfattoquotidiano.it: “L’esenzione fiscale totale è una misura irrinunciabile se si vuole far ripartire l’economia di queste zone”. Ma non dovrebbe pensarci lo Stato? “In Parlamento è in discussione un decreto molto corposo, che probabilmente conterrà anche la richiesta d’introdurre la Zona Franca per alcuni Comuni del cratere sismico. Ma i tempi si stanno dilatando troppo. E poi incombe la scure dell’Unione Europea, che quasi certamente si opporrà considerando queste misure come una forma di concorrenza sleale”. E allora Pirozzi prova a fare da sé. Alle imprese che erano attive ad Amatrice il 24 agosto, perlopiù piccole attività a condizione famigliare, verrà concesso di non pagare le tasse: sarà il Comune a versare il corrispettivo allo Stato, attingendo ai fondi accumulati grazie alle donazioni volontarie. Nessuna azienda, stando ai calcoli preventivi effettuati dagli uffici comunali, versa in media più di 200mila euro nell’arco di tre anni: ed è questo il de minimis, ovvero la soglia al di sopra della quale qualsiasi aiuto da parte dello Stato viene considerato illegittimo da Bruxelles.
Il provvedimento sarà illustrato nel dettaglio sabato 11, e fino ad allora sarà difficile capire se si tratta di un atto sostenibile a livello giuridico. Questa, almeno, è la convinzione di Salvatore Romano, professore di Diritto amministrativo all’Università Luiss di Roma: “Bisogna capire se un intervento simile è possibile in un contesto straordinario come quello di Amatrice. Se una proposta simile arrivasse da un Comune al di fuori del cratere sismico, verrebbe senz’altro considerato una distorsione del principio di uguale trattamento dei cittadini. Ma le deroghe concesse ai Comuni terremotati possono ammettere misure eccezionali”. Quel che più conta, a giudizio di Romano, è comprendere la natura dei finanziamenti a cui attingerà la giunta di Pirozzi: “Devono essere fondi non vincolati. Se, ad esempio, sono stati destinati alla ricostruzione di una scuola o di un ospedale, il sindaco non può usarli per misure di tipo fiscale. Ma trattandosi di donazioni spontanee, potrebbero rientrare nelle libera disponibilità del Comune”. Insomma, una scelta azzardata? “Certo, ma teoricamente fattibile”.
Pirozzi, dal canto suo, garantisce che quei finanziamenti – circa 8 milioni di euro – non hanno vincoli specifici. “Si tratta del frutto della generosità degli italiani, e io voglio sfruttarli al meglio. La Zona Franca è fondamentale: se non riparte l’economia, la ricostruzione non avverrà mai in tempi ragionevoli”. Dunque non una provocazione, ma certamente un segnale forte alle istituzioni centrali. “Cosa dovrei fare, altrimenti? Aspettare? Diciamo che il nostro è uno stimolo al governo. Se poi nel decreto verranno accolte le nostre istanze, sono pronto a ritirare il provvedimento”.