Non si perdeva una sola udienza. Attento e informatissimo. Penna e taccuino per prendere appunti sull’andamento dei procedimenti, segnare nomi di società, tipo di contenziosi, annotare cognomi di commercialisti e aggiornare le date dei rinvii. Scrupoloso, zelante ma soprattutto scaltro e una lunga esperienza dall’alto dei suoi 83 anni.
Lucidissimo e ben a conoscenza di come funziona il mondo. L’ottuagenario si presenta come “Avvocato Esposito” con il Sole 24 Ore sotto il braccio: è il segno di riconoscimento concordato telefonicamente. L’appuntamento è con Nicolangelo Ambrosio, un commercialista che svolge attività di patrocinio per i contribuenti e che, innanzi alla Commissione Tributaria Regionale di Napoli, difende due società entrambe di Mercogliano in un procedimento tributario.
Prima di entrare al Caffè Gambrinus in piazza Trieste e Trento a Napoli, il sedicente “Avvocato Esposito”, una volta incontratosi con il professionista si accerta se quest’ultimo avesse un cellulare: alla risposta affermativa, segue l’invito a spegnerlo e depositarlo nella sua auto. Ambrosio è perplesso, incuriosito, preferisce lasciarlo nella propria vettura.
L'”Avvocato Esposito” lo segue, non si fida e controlla. Il commercialista è impegnato in un delicato giudizio davanti al collegio della 29esima sezione della Commissione. E’ il 20 ottobre 2015 e durante l’udienza per il contenzioso tributario delle due società avviene uno scontro tra il commercialista e un giudice del collegio. Il professionista accusa il togato addirittura di aver già anticipato l’orientamento del giudizio.
In aula i toni sono accesi. Trascorrono alcuni giorni. Sbuca dal nulla l'”Avvocato Esposito” che chiama allo studio di Ambrosio a Pomigliano D’Arco e riesce a parlare con il professionista. Ammicca, sussurra, gli chiede un incontro. Ambrosio si insospettisce. Concorda l’appuntamento al Caffè Gambrinus e porta un registratore.
Nicolangelo Ambrosio è un tipo sveglio. Ha intuito qualcosa. Il sedicente “Avvocato Esposito” è in realtà l’ex giudice tributario Loris Leone che facendo riferimento allo scontro in aula spiega la ragione della “convocazione”: parlare dei possibili esiti del giudizio patrocinato. Senza tanti giri di parole, l’ex giudice nella veste di intermediario rivolto al commercialista spiega: “…Con molta franchezza… Vogliono il 5% dell’importo maggiorato delle sanzioni… Ecco il 5% è una cosa buona da versarsi prima della sentenza che sarebbe depositata dopo tre o quattro giorni dal pagamento”.
Il commercialista resta senza parole. Non si perde d’animo. Reagisce e cerca di capire chi ci sia dietro. Lo chiede più di una volta. Vuole conoscere i nomi. Finge di accettare la proposta indecente. E’ un pretesto per tenere aperta la partita. Denuncia ai carabinieri di Castello di Cisterna la vicenda a cui seguiranno diversi “aggiornamenti”. Il commercialista segugio vuole andare fino in fondo. La legge va rispettata, sempre.
Le sue denunce danno il via alle indagini coordinate dal pm Cristina Amoroso della Procura di Nola, guidata da Paolo Mancuso. Intercettazioni, pedinamenti, rilievi fotografici. Salta fuori il nome dell’avvocato e giudice tributario Giuseppe Leone, 74 anni (solo omonimo di Loris), che nell’udienza del 20 ottobre 2016 ricopriva il ruolo di presidente del collegio. L’insospettabile opera in accordo con l’ex collega Loris Leone, il quale agisce da intermediario.
Un vero e proprio sistema di compravendita di sentenze in cambio di cospicue somme di denaro. L’83enne avvicinava gli avvocati dei ricorrenti, pattuiva le somme (in proporzione all’ammontare del procedimento) e fissava gli incontri per la consegna del denaro. E’ proprio Loris Leone alias “Avvocato Esposito” a finire per primo in manette preso in flagranza mentre era in procinto di intascare le banconote (segnate), il dazio per evitare il rigetto del ricorso.
Nel corso del processo (il procedimento di Giuseppe Leone è in corso) Loris Leone nell’udienza del 2 novembre 2016 ammette tutto, confessa e rivolto al giudice dice: “La mia vecchiaia, i miei malanni evidentemente hanno minato la mia coscienza e il mio senso di responsabilità. Chiedo scusa”. E il mese scorso è stata depositata la sentenza – giudizio abbreviato – emessa dal Gip Paola Borrelli del Tribunale di Nola che ha condannato alla pena di 4 anni di carcere Loris Leone per concorso in concussione e al risarcimento dei danni arrecati, in favore delle parti civili cioè Nicolangelo Ambrosio, il commercialista che non si è piegato al ricatto e ha denunciato la mazzettopoli e il Consiglio dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Nola, presieduto da Giovanni Prisco.