“Lo Stato sta dispiegando tutti gli sforzi necessari e i risultati credo che si vedranno tra non molto”. Parola del procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, che oggi è stato a Foggia per una visita in una scuola (già programmata da tempo) e ha affrontato con i giornalisti il tema della emergenza criminalità a San Severo, dopo l’episodio nella notte tra sabato e domenica 5 marzo, quando qualcuno ha esploso dei colpi di pistola contro un furgone blindato del reparto mobile della polizia di Bari. Alle frasi di Roberti si uniscono quelle del sindaco Francesco Miglio, del sindacato autonomo di Polizia, di Luigi De Magistris e del monsignor Lucio Renna, a sottolineare la necessità di combattere l’escalation di episodi di criminalità verificatisi negli ultimi tempi nel territorio foggiano.
“Un territorio dove ad agire sono sia la criminalità organizzata, sia quella fuori da ogni controllo e che semina la paura con rapine di ogni genere” ha spiegato a ilfattoquotidiano.it il questore di Foggia Piernicola Silvis. L’intimidazione del week-end scorso ha avuto come bersaglio gli agenti del Reparto Prevenzione Crimine, arrivati in città per un controllo rafforzato del territorio disposto proprio in seguito all’ultima serie di omicidi, attentati e rapine. L’altra pista seguita dalla polizia è quella di una vendetta in seguito allo sgombero del Gran Ghetto di Rignano, il più grande accampamento di migranti e lavoratori stagionali d’Italia.
“Il momento è particolare – ha spiegato il procuratore nazionale antimafia – perché c’è stato un aggravamento notevole di omicidi e fatti criminosi molto gravi. Ma purtroppo non è la prima volta, quindi adesso bisogna studiare il modo di affrontare questa emergenza“. “La magistratura è molto attenta – ha proseguito Roberti – la Procura distrettuale antimafia di Bari e la Procura di Foggia sono attentissime a questa realtà, a questa situazione”. “Lo sgombero del ghetto è un segnale molto forte, molto importante – ha aggiunto – Siamo ad un momento di svolta, naturalmente bisogna andare avanti, l’azione di contrasto deve essere continua, incessante e alimentata anche dal sostegno dei cittadini”.
E del sostegno dei cittadini ha parlato con soddisfazione il primo cittadino di San Severo: “In queste ore la cosa che più mi incoraggia è che in tantissimi mi mandano messaggi, mi incontrano e mi dicono che non vogliono abbassare la testa di fronte alla criminalità, che vogliono reagire”. Miglio, riferendosi all’escalation criminale, ha lanciato un appello “a non farci intimorire da questi delinquenti, da questi balordi”. “Dobbiamo difendere il nostro territorio – ha concluso il sindaco – caratterizzarci come terra di accoglienza e di integrazione”.
Sugli spari contro gli agenti di polizia è intervenuto anche Gianni Tonelli, segretario generale del Sap, lamentando “la mancanza di strategia e risorse adeguate nelle azioni messe in atto per contrastare la criminalità in quell’area del Paese”. “Non ci si può svegliare una mattina – ha detto Tonelli – e pensare di poter risolvere una situazione incancrenita che si è trasformata in un pericolo costante per la cittadinanza”. “L’unica risposta possibile è investire nella sicurezza, recuperare il vuoto creato dal blocco del turn over – ha proseguito – che negli anni ha lasciato un buco di 45 mila unità negli organici delle forze dell’ordine, e dotare gli operatori di mezzi, equipaggiamenti e formazione adeguata”. “Solo in Sicilia – ha sottolineato – nelle forze di Polizia mancano 4mila uomini, in Calabria circa 1600 e in Puglia non meno di 2mila“. Secondo il Sap “se la mafia decide di sfidare lo Stato, lo Stato ha il dovere di difendere i cittadini con i mezzi più appropriati. Non ci sono più scuse”.
“Al sindaco Miglio, alla comunità cittadina di San Severo e alla Polizia di Stato esprimo tutta la vicinanza dell’Anci”, ha dichiarato Luigi de Magistris, in qualità di vicepresidente dell’Associazione nazionale comuni italiani con delega a Sicurezza e Legalità. “Gli eventi di queste ore nella cittadina pugliese – ha continuato il sindaco di Napoli – dimostrano come il rafforzamento della presenza ordinaria delle forze dell’ordine a supporto delle attività investigative rappresenta il deterrente più efficace contro il radicamento territoriale della criminalità organizzata. Bisogna quindi insistere su questa strada affiancando le attività investigative e di controllo del territorio con politiche sociali”.
Pesano anche le parole dell’amministratore apostolico della diocesi di San Severo, monsignor Renna, che ha evidenziato un “clima senz’altro drammatico“, dove “gli episodi di criminalità si susseguono, sono diventati ormai il pane quotidiano“. “Ogni giorno – ha raccontato Renna – si sente qualcuno dire di una bomba alla tabaccheria, alla farmacia, o in qualche altra parte: una cosa impressionante”. Per il presule, la microcriminalità aumenta perché “la situazione sociale non è delle migliori, c’è crisi della famiglia, crisi della società, posti di lavori non ce ne sono”.