“Pare che io non stia bene”. E’ iniziata così quella telefonata, con te che ribalti i termini della conversazione, senza troppa enfasi e senza giraci intorno. Io ti avevo chiamato per ben altro, l’associazione, la politica, gli impegni, i progetti nelle scuole, le iniziative. Io organizzo e tu pianifichi, si fa così, no? E invece questo non l’avevamo previsto.
Nicoletta ha incontrato la sua tigre il 26 aprile di due anni fa: un incontro causale che ha cambiato la sua vita per sempre, ma anche quella delle persone intorno a lei. In ospedale è arrivata per una caduta accidentale e ne è uscita con una diagnosi di adenocarcinoma al polmone. Un nome difficile le ho scritto un giorno, ma in pratica? “Un tumore, al limone”. “Al limone?”. “No, scusa al polmone… è colpa del t9”.
E’ così che nasce La zampata della tigre (ed. Alter Ego), il libro scritto dalla giornalista Valeria Scafetta sulla base dei racconti di Nicoletta Guelfi, una giovane donna e mamma poco più che 40enne, che ha affrontato e superato la sua malattia. Un libro che racconta di un prima e di un dopo, dove la malattia è solo da sfondo a un percorso di vita che comincia prima ancora che il male si palesi. Uno spartiacque che ha visto ribaltare priorità, agende sempre troppo ingolfate, un lavoro delicato come la gestione di uno sportello antiracket, la militanza politica e l’attivismo nell’associazione Punto D che si occupa di donne.
Una malattia che è da sfondo perché c’è una vera e unica protagonista in questo libro. Ed è la figlia di Nicoletta. Una figlia nata dal cuore, cercata e incontrata seguendo la sua voce, una figlia che traspare in tutte le pagine del libro, anche quando non è citata. Lei c’è sempre, nella voglia di combattere, nella vita intorno alla malattia, nel pranzo di Natale in ospedale sul tavolino da campeggio, nel peluche che ritorna al mittente per chiudere il cerchio, nel superare un dolorosissimo post operatorio, nel desiderio di dare l’esempio. Sarà perché lei, la piccola che cavalca la tigre insieme alla madre nell’immagine di copertina, più di ogni cosa al mondo ha sempre desiderato assomigliarle, ha sempre voluto avere i suoi stessi capelli. E anche per questo Nicoletta è riuscita a non perderli, nonostante le cure. La zampata della tigre non è altro che un modo per raccontarle della malattia, per spiegarle, senza troppe giustificazioni, il perché di quella lunga cicatrice dietro la schiena, che resta lì oggi per essere accarezzata.
Un libro che arriva proprio all’indomani di una nuova sfida, che questa volta ha un nome diverso, ma la stessa origine. Una nuova tigre che ha lasciato una zampata altrove, che ha attraversato per due mesi e mezzo i corridoi di un ospedale, che ha provato a separare di nuovo madre e figlia, soffiando contro la vita che invece le aveva fatte incontrare. Una tigre che un giorno all’alba è entrata in una sala operatoria e che ancora una volta ne è uscita leccandosi le ferite.