L'amministratore delegato di Fca ha garantito sui livelli occupazionali in Italia e ha raccontato le strategie future del gruppo. Nella fabbrica campana "avremo Alfa, Maserati e Jeep che si possono produrre in Europa e sono marchi con ambizioni globali" ha detto il manager italo-canadese. Che poi ha confermato la sua uscita da Fca con l'assemblea del 2019
Parole sul futuro, prossimo e non: suo personale, del gruppo e dei lavoratori. Sergio Marchionne ha scelto il salone dell’auto di Ginevra per raccontare cosa succedere nei prossimi anni all’interno di Fca e nelle sue fabbriche, prima fra tutte quella di Pomigliano. “La Panda andrà altrove, ma non ora, intorno al 2019-2020. Lo stabilimento di Pomigliano ha la capacità di fare altre auto” ha annunciato l’amministratore delegato, parlando con i giornalisti. Nella fattispecie, per “altre auto” Marchionne intende i marchi premium di Fca. “Pomigliano – ha spiegato – ha la capacità di produrre auto superiori alla Panda”. E i lavoratori? Marchionne ha garantito sui livelli occupazionali del sito campano, come dell’Italia: “Ci abbiamo messo una vita intera a ripulire la produzione italiana per concentrarla sul segmento premium, in Italia avremo Alfa, Maserati e Jeep che si possono produrre in Europa e sono marchi con ambizioni globali”. Sullo spostamento della linea Panda all’estero, l’ad è stato chiaro: “Ci deve andare di natura, ma ci vorrà tempo quindi non chiedetemi quando arriverà, comunque non entro la fine del piano”. Il piano in questione ha scadenza al 2018, ergo il trasferimento coinciderà con la prossima versione della piccola di famiglia, ossia nel 2019-2020. Quando Marchionne non ci sarà più: “Io non ci sarò, o ci sarò solo in parte” ha specificato, ricordando di aver annunciato che lascerà la guida del gruppo Fca con l’assemblea del 2019.
Non poteva mancare un passaggio della conferenza stampa dedicato a quanto sta succedendo nel mondo dell’auto, tra fusioni, acquisizioni e strategie del gruppo. Che, al momento, non prevede nessuna vendita. “Non lo faremo. Quando me ne andrò farete quello che vorrete. Finché ci sono io no” ha risposto l’amministratore delegato alla domanda su un’ipotetica cessione di un brand di Fca. Molto più sibillini, invece, i riferimenti a possibili fusioni con altre case, sulla scia del matrimonio Psa-Opel. “Potrebbe avvenire, non so. GM? Io non chiudo alcuna porta” ha detto Marchionne, che poi ha aggiunto: “Io ho bussato a quella porta (GM, ndr), ma non ho avuto risposta. Potrei bussare di nuovo, potrei bussare a qualsiasi porta, se penso che è una cosa buona per il business”. Il quesito resta: è o non è una cosa buona? “La mia idea sulla fusione con Gm rimane la stessa – ha spiegato – anche se ora le sinergie sono un po’ cambiate e quindi è meno desiderabile. Abbiamo perso il 20% delle sinergie che potevano esistere con la fusione – ha detto Marchionne – Comunque non cambia niente. Le preoccupazioni geopolitiche se sono reali per loro, lo sono anche per noi”.
Ma le fusioni, in generale, sono o meno una cosa buona? “Sono convinto, come dico da anni, che unire i business dell’auto è fondamentale” ha sottolineato il manager italo-canadese. “La Joint venture con Psa? Se dovessi avere problemi con Psa lo direi in conferenza stampa? – ha poi detto Marchionne – Sevel sta tranquillissima, lo stabilimento sta bene. Io non ho intenzione di fare niente fino al 2020, ma entro settembre di quest’anno call per riprenderci tutto”. A chi gli ha chiesto un parere sull’operazione Psa-Opel, l’ad Fca non ha avuto difficoltà nel sottolineare che “è un passo nella giusta direzione, capisco le ragioni che hanno portato a unire i due business. È un impegno a lungo termine per trovare benefici per entrambe. Un buon pacchetto, un buon accordo, anche se difficile da mettere insieme”. Marchionne, però, ha aggiunto anche un’altra considerazione, che potrebbe aprire scenari sinora inesplorati: “Non ho dubbi che al momento opportuno Volkswagen potrebbe presentarsi per fare una chiacchierata per un’eventuale fusione con Fca” ha detto l’a.d., che ha motivato questa sua previsione sul fatto che “l’integrazione tra Psa e Opel farà pressione sul gruppo Volkswagen per quanto riguarda il suo posizionamento sul mercato tedesco”.
A proposito di brand, poi, Marchionne ha sottolineato che “Alfa Romeo ha un grande futuro, i primi risultati arriveranno nel 2018-2019, non li vedrò io. È stato un grande sforzo – ha aggiunto – non solo finanziario, siamo contenti di quanto fatto tecnicamente con la piattaforma con Giulia e Stelvio, ora bisogna completare la gamma”. Non è mancato un passaggio anche su Lancia: “Mi dà fastidio non poterla finanziare, ma non ho mai visto un progetto convicente per il rilancio del marchio – ha detto il presidente – Rischieremmo di fare pasticci, quindi preferisco concentrarmi su Alfa e lasciar perdere Lancia”. Il gioiello della casa, comunque, resta il marchio Ferrari. Su questo tema Marchionne ha preferito scherzare, ma fino a un certo punto: “Se voglio prendere l’ultima parte degli incentivi devo rimanere per forza. Siccome non mi pagano un tubo devo rimanere per forza. Il mio termine finale è il 2020-21″. Per quanto riguarda lo scandalo emissioni, invece, l’ad ha ricordato la linea difensiva: “Abbiamo dei consulenti legali, stiamo cercando di risolvere il problema con le agenzie e le autorità – ha detto – Continuiamo a offrire la nostra piena collaborazione, vorrei ottenere una certificazione per i modelli del 2017, poi dovremo trovare una via d’uscita per i modelli 2010-2014″. Marchionne ha precisato inoltre che il gruppo ha creato “le riserve” per trovare delle soluzioni con le autorità ambientali Epa e Carb, senza specificare se si tratti di risorse economiche o tecnologiche.
Il manager, poi, ha raccontato alcuni particolari del suo rapporto con il presidente Usa Donald Trump: “Non mi voglio addentrare in discussioni politiche su Trump, cerco di essere obiettivo è di valutare in quale modo portare avanti le attività di Fca negli Usa” ha assicurato, aggiungendo che “riporteremo dal Messico alcune attività, questo lo otterrà, ma è una cosa che riguarda il mercato americano e l’occupazione americana”. “Da Trump si può imparare qualcosa – è stato il pensiero di Marchionne – magari con un tono diverso. Si può avere un rapporto più diretto con l’industria, più collaborazione“.
FUTURO DI POMIGLIANO, IL PARERE DEI SINDACATI
La notizia dello spostamento della produzione della Panda da Pomigliano ha provocato la reazione dei sindacati. “La nostra prima preoccupazione è la produzione in Italia” ha detto il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, secondo cui “che l’accordo Opel-Psa cambiasse lo scenario era evidente”. “Pensiamo sia giunto il momento di comunicarci quale sarà la produzione per lo stabilimento di Pomigliano” ha chiesto Crescenzo Auriemma, segretario regionale Uilm. “Siamo disponibilissimi a produrre vetture più complicate – ha aggiunto Auriemma – ma crediamo sia giunto il momento che Fca ci dica, in questi mesi, quali, quante e in che tempi saranno portate nello stabilimento automobilistico campano”. “Se spostare la Panda altrove significa elevare lo stabilimento di Pomigliano ad una produzione di gamma più elevata, siamo disponibilissimi a discuterne” è stato il parere del segretario generale campano della Fismic, Felice Mercogliano. ”In queste settimane incontreremo i vertici aziendali per discutere della proroga dei contratti di solidarietà per le maestranze di Pomigliano, in scadenza a fine marzo – ha aggiunto Mercogliano – Un incontro importante che servirà anche a conoscere il piano industriale per lo stabilimento automobilistico campano, così come stabilito in sede di accordo per il trasferimento temporaneo di 500 lavoratori del Vico a Cassino. Ma se spostare la Panda significa elevare lo stabilimento di Pomigliano ad una gamma che garantisca la piena saturazione degli impianti ed il rientro di tutto l’organico, siamo disponibilissimi a discuterne”. “Riteniamo positivo che l’amministratore delegato di Fca abbia ribadito per Pomigliano una prospettiva con modelli di fascia superiore alla Panda” ha detto invece il segretario generale della Fim di Napoli, Biagio Trapani. “Ovviamente – ha proseguito – per noi è fondamentale definire tempi certi e stretti in modo da poter mettere la parola fine agli ammortizzatori sociali così come è avvenuto per Melfi e Cassino. La dichiarazione di Marchionne – ha concluso – smentisce i gufi e coloro che remano contro lo stabilimento di Pomigliano”. Un giudizio positivo è stato espresso dal neo segretario generale della Uil Campania, Giovanni Sgambati, il quale si è detto “fiducioso che quanto prima il Ceo Fca presenti un’ipotesi di investimento che possa assorbire completamente la manodopera di Pomigliano entro il 2018”. “Per noi – ha detto Sgambati – l’annuncio fatto oggi fa fare un passo avanti su quanto Marchionne aveva anticipato nel posizionare negli stabilimenti italiani segmenti di autovetture medio-alti. La fuoriuscita della Panda a fine 2020 dallo stabilimento di Pomigliano, sarà ampiamente ricompensata, così come ha ripetuto oggi il Ceo Fca parlando di prodotti, al plurale, di qualità”. Sgambati, infine, ha sottolineato che la ”sfida dei lavoratori e delle lavoratrici di pomigliano – ha concluso – è stata mantenere l’affidabilità e la qualità, che consentiranno una prospettiva di lungo periodo”.