L'azienda italiana di proprietà Vw, in collaborazione con Airbus, ha presentato al salone di Ginevra un prototipo "misto". Composto cioè da una piccola vettura in grado di viaggiare su asfalto, ma all'occorrenza agganciarsi a un modulo volante e librarsi in aria sopra al traffico. Potrebbe diventare realtà nel giro di 10 anni
In diretta dal Salone di Ginevra, eccovi servito un cocktail del futuro che verrà, ed è di quelli che piace oppure si odia: senza compromessi davvero. Si chiama Pop.Up, l’hanno sviluppato insieme Italdesign ed il colosso Airbus e costituisce un prototipo della mobilità modulare di domani. Che si compone, in pillole estreme, di tre elementi meccanici correlati, dati da una cellula abitativa a sua volta accoppiabile a due distinti moduli di spostamento, tutti e due rigorosamente a propulsione elettrica e a gestione automatizzata: uno terrestre, l’altro aereo.
Il tutto immaginato nel contesto della condivisione più spinta del servizio, gestito attraverso piattaforme informatiche. Immaginatevi lo scenario in cui richiedete il vostro trasferimento dalla località A a quella B, tipicamente tramite smartphone od occhiali “smart”: il sistema elabora orario e percorso ed in base alla sua analisi vi propone lo spostamento aereo, quello via ruota oppure un mix di entrambi. E una vota confermata la “corsa”, dalla centrale parte l’invio dei moduli di spostamento.
La cellula abitativa può dunque essere fissata ad un telaio con ruote, dando origine ad un mezzo similare alle microcar suburbane, oppure venire collegata ad uno speciale drone di quattro metri di diametro (e qui viene la parte emotivamente più forte) che in volo vi porta alla destinazione richiesta. Un po’ come nei film fantacientifici, ma un investitore tecnologico come il colosso dell’industria aeronautica quale Airbus di solito tiene bene i piedi per terra e vederlo impegnato in un’operazione come questa la dice lunga sul suo potenziale.
Nella mobilità futura, dunque, non esiste alcun pilota né conducente, bensì unicamente passeggeri: tutto è computerizzato, monitorato ma affidato unicamente a processi di controllo elettronici, senza alcun intervento umano. Questo universo “parallelo” dei nostri futuri spostamenti personali, come appare chiaro, ha potenzialità di disimpegno dai centri congestionati delle megalopoli senza eguali.
Ancor più significativa è poi la previsione di diffusione di questo servizio, che per l’attuazione necessita non solo di infrastrutture ma anche di leggi specifiche per l’autorizzazione al volo urbano di questo tipo. Il count-down, a pensarci, è in ogni caso stringente: per Italdesign-Airbus il servizio Pop.Up potrà essere effettivo in 7-10 anni.
Qualche numero, infine, per inquadrare tecnicamente meglio il “trabiccolo” che potrebbe garantirci il massimo grado di mobilità: la cellula per i passeggeri è in fibra di carbonio, 2,6 metri di lunghezza per 1,5 di larghezza ed 1,4 m di altezza. Si combina al modulo terrestre a sua volta dotato di motore da 60 kW, telaio in carbonio e batterie indipendenti, che permette a due persone un’autonomia di 130 km con velocità di punta di 100 km/h.
Il modulo drone per il volo aereo è invece lungo 5 metri, largo 4,4 metri ed attrezzato con ben otto motori controrotanti da 136 kW l’uno; la batteria da 70 kWh consente un’autonomia di volo massima di 100 km ma con un tempo di ricarica indicato in appena 15 minuti. Sono sempre due i passeggeri trasportabili in aria, alla velocità massima di 100 km/h. Una bella suggestione, insomma.