Elena Favilli, Francesca Cavallo e le loro cento fanciulle, eroine quotidiane, ragazze che non hanno mai perso la fiducia di affermare se stesse contro pregiudizi e stereotipi di genere, sono state protagoniste di un immenso crowdfunding che grazie a Kickstarter ha raccolto oltre un milione di dollari da 70 nazioni diverse in soli 28 giorni, per un totale di un milione e 300 mila dollari dal lancio della campagna in aprile 2016 fino a ottobre dello stesso anno
“Sognate più in grande, puntate più in alto, lottate con più energia. E, nel dubbio, ricordate: avete ragione voi”. Arriva anche in Italia per l’8 marzo 2017, Storie della buonanotte per bambine ribelli (Mondadori). Vite reali in forma di brevissima favola, più ritratto disegnato come ciliegina grafica sulla torta, di cento donne celebri e meno celebri, più qualche dettaglio sconosciuto, qualche clamorosa riesumazione storica, e qualche inevitabile curiosità. “Once upon a time” più che “C’era una volta”, le autrici Elena Favilli e Francesca Cavallo le Storie della buonanotte le hanno scritte prima in inglese poi le hanno tradotte anche in italiano.
Ancor meglio: Elena, Francesca e le loro cento fanciulle, eroine quotidiane, ragazze che non hanno mai perso la fiducia di affermare se stesse contro pregiudizi e stereotipi di genere, sono state protagoniste di un immenso crowdfunding che grazie a Kickstarter ha raccolto oltre un milione di dollari da 70 nazioni diverse in soli 28 giorni, per un totale di un milione e 300 mila dollari dal lancio della campagna in aprile 2016 fino a ottobre dello stesso anno. Ecco allora le evergreen Maria Callas, Maria Montessori, Marie Curie, ma anche Michelle Obama. Percorso di crescita esponenziale il suo, da una famiglia qualunque fino ad Harvard, dalla professione di avvocato e tutor di Barack ad immensa ed amata first lady. “Nessuno nasce intelligente. Si diventa intelligenti attraverso il proprio impegno”, è la massima in calce della bella Michelle.
Favola che diventa realtà. Come quella di Ameenah Gurib-Fakim, la presidente delle Mauritius, eletta nel 2015 dopo una carriera come scienziata dedita allo studio e alla protezione di piante e animali. E sempre nel segno dell’emancipazione di genere ecco anche la battaglia politica, discutibile, di una riconoscibile Margherita (c’è anche la Hack non preoccupatevi). Margareth Thatcher, primo ministro a Downey Street negli anni ‘80, quasi una favola dark a tinte fosche, spiegata bene soprattutto sul perché fu definita “Lady di Ferro”, ovvero per la sua cocciuta determinazione non sempre con nobili fini. Sentimento ostinato che non è mancato per altre paladine di “cause” un pochino più democratiche. “Uscite e guidate”, gridava la ragazza saudita Manal Al-Sharif da quel paese musulmano dove le donne non possono stare al volante di un auto come gli uomini per motivi “religiosi”. Grazie a Youtube Manal fa il giro del mondo aggiungendo al divieto un semplice: “perché no?”. Arrestata più volte, non ha mai smesso di incitare alla rivolta in un paese dai codici medioevali contro donne (e uomini). Grida di battaglia che risuonano nella storia della bimba che voleva essere guerriera. Si chiamava Lozen, ed era una Apache. “Non voglio imparare i lavori delle donne e non voglio sposarmi”, spiegava ai componenti maschi della sua tribù. Lozen fu un abile e vittoriosa combattente, perfino a fianco di Geronimo, mentre l’uomo (e la donna) bianca invadevano il suo spazio naturalmente vitale.
Una pagina sola, venti righe, un’illustrazione, la sintesi in poche semplici parole, tratti accennati di una vita intera. Basta l’afflato, lo spirito, la spinta a non mollare mai. Non servono chilometri di spiegazioni. La favola è essenzialità pura. Storie della buonanotte per bambine ribelli è una scoperta continua, racconto dopo racconto, donna dopo donna. Non solo politica e lotte per i diritti civili, ma anche la pervicacia, l’ostinazione e la fiducia in se stesse, nel mondo dello sport e della musica. La brasiliana Maya Gaberal, surfista con le ossa rotte che ancora domina le onde degli oceani; Alfonsina Strada, la ciclista dei primi del novecento che forte di allenamenti, gare e successi voleva partecipare al Giro d’Italia “per soli uomini”; le sorelle Serena e Venus Williams dal rovescio più veloce di un treno espresso; o Wilma Rudolph, da una vita con un arto paralizzato ai tre record olimpici consecutivi. Poi ancora la storia antirazzista di Nina Simone, la bimba prodigio nera china sul pianoforte che a dodici anni dà il suo primo concerto e quando i suoi genitori sono costretti ad alzarsi dalla prima fila per far posto a spettatori bianchi, ferma l’esecuzione e non ricomincia fino a quando madre e padre non riprendono il loro posto.
“La cosa peggiore di questo tipo di pregiudizio è che per quanto ti senti ferita e arrabbiata, il pregiudizio alimenta le tue insicurezze, i tuoi dubbi. Cominci a pensare: “Forse non sono abbastanza brava””, diceva Nina. Scavalcato il Pacifico ed ecco la storia di Xian Zhang, la prima direttrice d’orchestra donna in Cina, classe 1973, coraggio e perseveranza nel paese in cui una ragazza non poteva per legge suonare un pianoforte. “Quando le donne vedranno altre donne fare questo lavoro, sapranno che anche loro possono farlo”. E se il lettore di Storie della buonanotte… ha, infine, qualche storia da aggiungere c’è perfino lo spazio a fondo libro di una pagina bianca tutta da scrivere e un’altra pagina bianca per disegnarne il ritratto. Per un presente che chiama a gran voce nuove storie di emancipazione e di sopravvivenza al femminile. Simbolico numero 1, o 100, dell’elenco di favole è Yusra Mardini, la ragazzina nuotatrice di stile libero e farfalla, fuggita dalle bombe siriane che le hanno distrutto casa, finita su un gommone da sei posti riempito da venti persone, in acqua a nuotare con sorella e amico per trascinarlo a riva a scalciare la morte. Ora Yusra vive in Germania, e come rifugiata ha partecipato alle Olimpiadi del 2016. Più ribelle di questa bambina ci sarà solo il futuro delle donne che verrà.