"È incredibile che possa succedere una cosa del genere alle 10.45 del mattino, in una zona della città così centrale e viva. Personalmente alla fine non mi sono fatto nulla, ma chi me lo dice che se non avessi reagito, assecondandoli in qualche modo, questi ragazzotti non mi avrebbero fatto del male?": questo il commento dello stilista riportato dal Corriere della Sera
Un 7 marzo cominciato all’insegna della paura quello di Alviero Martini. Lo stilista sessantasettenne si trovava in Via Fabio Filzi, a Milano, quando tre uomini di origine straniera lo hanno aggredito e, armati di coltello, gli hanno intimato di consegnare il portafogli. Un braccialetto d’oro, una borsa contenente 20 orologi che lo stilista stava portando a riparare e 100 euro in contanti: questo il bottino portato a casa dai rapinatori che, secondo quanto riportato da Martini, avevano un forte accento dell’Est Europa.
“È incredibile che possa succedere una cosa del genere alle 10.45 del mattino, in una zona della città così centrale e viva. Personalmente alla fine non mi sono fatto nulla, ma chi me lo dice che se non avessi reagito, assecondandoli in qualche modo, questi ragazzotti non mi avrebbero fatto del male? Voglio dire questo al sindaco Sala: questo degrado va in qualche modo arginato, fermato. Questa immigrazione disordinata va bloccata a prescindere dall’etnia. Personalmente io non sono in grado di indicare una soluzione, ma questa piaga va fermata. Per i cittadini della città e per le attività commerciali che si ritrovano ormai ostaggio di comunità che non sembrano intenzionate a integrarsi”: questo il commento dello stilista riportato dal Corriere della Sera.