Un fine accordo politico o un regalo ai costruttori? La partita dello stadio della Roma è tutt’altro che chiusa. Virginia Raggi, dopo l’intesa di massima raggiunta con i vertici della società giallorossa e dell’Eurnova Spa di Luca Parnasi, dovrà lavorare per il prossimo mese per trasformare il procedente progetto in un piano compatibile con la visione politica del M5S e sostenibile dal punto di vista dei trasporti e dei servizi alla città. La sindaca oggi è stretta fra due fuochi: da una parte i sostenitori del vecchio progetto, con a capo l’ex primo cittadino Ignazio Marino, che le rinfacciano di aver sacrificato opere pubbliche fondamentali per recuperare cubature verticali (le famose torri di Libeskind) che non consumano suolo; dall’altra, gli oltranzisti del M5S, che avrebbero voluto l’annullamento completo della delibera-stadio e la proposta di un nuovo sito (Pietralata o Tor Vergata), continuando a considerare il nuovo accordo una “mera speculazione edilizia”. IlFattoQuotidiano.it ha passato al setaccio la delibera di Marino e la bozza di accordo raggiunto fra Raggi e l’As – confermata in più punti dal vicepresidente della commissione capitolina Mobilità, Pietro Calabrese – confrontando punto per punto il “prima” e il “dopo”, tenendo sempre presente che si tratta di un piano informale ancora suscettibile di modifiche.

Stadio Roma, col piano di Marino calcio d’inizio solo a opere pubbliche finite. Ora in campo anche senza ponte e svincolo

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