Scrivere di Roma e delle vicende legate ai rifiuti urbani mi porta a pensare che ci siano almeno due modi di vedere una possibile realtà condivisa. Da un lato i reati e i rapporti mafiosi che hanno coinvolto il mondo della criminalità e le stesse istituzioni (Mafia Capitale) e dall’altro l’amarezza dei cittadini che vivono in una meravigliosa città in cui la percezione è quella di un degrado costante in merito al problema dei cassonetti (e dei loro rifiuti) che in molte città italiane sono stati da tempo tolti di mezzo.
Questa duplice visione va mantenuta anche nel trattare il tema della “guerra al rovistaggio dei rifiuti” annunciata dalla sindaca di Roma Virginia Raggi, che dovrebbe introdurre il divieto e le sanzioni per chi non lo rispetta. In attesa, se capisco bene, di togliere i cassonetti come previsto nel piano rifiuti 2017-2021. Da un lato penso si possa comprendere una migliore gestione dei rifiuti che non lasci per strada immondizia e oggetti vari ma da un altro occorre pensare che chi rovista nei rifiuti (a parte chi rivende in modo criminoso) spesso non ha molte altre possibilità di mangiare e di vestirsi. Sono circa 4,6 milioni in Italia le persone in condizioni di povertà assoluta (tanto che si inizia a parlare per una parte inferiore di loro di reddito di inclusione) e oltre un quarto della popolazione a rischio di esclusione sociale. Nel mondo sono un miliardo e mezzo le persone che vivono al di sotto dei livelli di povertà, vale a dire il 25% della popolazione totale. Nascondere i cassonetti non servirà a nascondere i poveri che hanno bisogno di politiche di inclusione e di essere pensati come persone degne di vivere anche se incapaci di produrre un reddito.
Il sindaco Alemanno nel 2008 voleva le stesse cose che propone oggi Virginia Raggi “divieto di rovistare nei cassonetti della spazzatura. Una misura che colpisce soprattutto vagabondi e nomadi, che tra i rifiuti cercano oggetti e vestiti da riciclare o da vendere”. Scoppiò una polemica e il sindaco si fermò anche a causa delle proteste della comunità di Sant’Egidio e del gruppo Abele. Don Luigi Ciotti ebbe a dire “capisco la giusta preoccupazione per la tutela della salute e dell’igiene delle persone, ma chi rovista nei cassonetti per mangiare deve avere opportunità per vivere”. Chissà se oggi Virginia Raggi avrà qualcuno da ascoltare o se è finita pure la protesta in difesa di chi ha fame. Chissà se Virginia Raggi riuscirà laddove Alemanno si era fermato.