Molti 50enni e pochi ventenni - soprattutto volontari - alla prima giornata del tour dell'ex premier a Torino. Le voci dei presenti, tra chi rivendica il cambio generazionale nel partito e chi teme la fuga verso il Movimento 5 stelle
Molte teste canute. Una platea molto diversa da quella a cui Matteo Renzi era abituato con le sue Leopolde e le campagne rottamatrici contro i leader storici del Partito democratico. Venerdì pomeriggio al Lingotto, dove ha lanciato la sua corsa per mantenere la segreteria del Pd, la quota di persone dai cinquant’anni in su era la più rappresentata. Molti gli anziani seduti soprattutto nelle ultime file. Poi molti quarantenni, meno trentenni e ancora meno i ventenni (tra i quali molti volontari). Sembra quasi che quelle generazioni che fino a pochi anni fa cercavano la ribalta politica, un posto nella società e il rinnovamento, abbiano abbandonato il rottamatore.
“Incide molto il fatto che sia venerdì e le persone sono ancora al lavoro”, spiega il tesoriere del partito Francesco Bonifazi, deputato e habitué della Leopolda. È fiducioso, secondo lui “nel weekend arriveranno più giovani”. Per Alessandra Moretti, consigliere regionale in Veneto, la platea è più varia perché “il partito deve deve parlare a tutti, e comunque mi pare che Renzi abbia rinnovato il Pd e il governo con molti quarantenni”. Lei fa sue le parole pronunciate dall’ex premier nel corso del suo intervento introduttivo: “Dobbiamo essere eredi, non reduci”. Sulla stessa linea d’onda l’eurodeputata Pina Picierno: “Il ricambio c’è stato, la scommessa sul nuovo gruppo dirigente è stata vinta – premette – poi ho visto centinaia di ragazzi e non mi dispiace il fatto che ci fossero anche degli anziani”.
“Io non ho avuto questa impressione – minimizza il segretario regionale del Piemonte Davide Gariglio – anzi ho visto un bel gruppo di sedicenni arrivati dal sud, ragazzi che hanno messo in rete la loro passione politica e che hanno incontrato Renzi dietro il palco. A parlare per loro era un ragazzo nato nel 2000 e teneva testa a Renzi, che per scherzare li ha definiti ‘schifosamente giovani’”. Gariglio, come Renzi arrivato dalla Margherita, è stato tra gli organizzatori della tappa torinese del tour per le primarie del 2012 contro Pierluigi Bersani: “Ricordo che il Palaisozaki era pieno e c’era di tutto”. Altro renziano della prima ora a Torino è Davide Ricca, presidente della circoscrizione 8 (che comprende l’area del Lingotto) e “padrone di casa”: “Questa non è una Leopolda – premette – dove ci sono soltanto i sostenitori e i simpatizzanti di Renzi. Questo è un incontro del Partito democratico con compagni di partito che vogliono costruire il sogno di Walter Veltroni, che non abbiamo ancora realizzato”. Ricca confida una cosa: “Giovedì sera a cena Matteo era timoroso, ma il risultato oggi è andato oltre le attese e per domenica dovremo mettere dei maxischermi”.
Due trentenni eletti nelle circoscrizioni torinesi per il Pd non vedono il lato negativo della questione. “Quelli più in su con l’età erano soprattutto curiosi, mentre i giovani erano al lavoro come organizzatori e volontari, al servizio delle altre generazioni”, dice Giuseppe Giove, 31 anni, consigliere della circoscrizione 3. Angelo Catanzaro, 33enne eletto nella zona 1, quella centrale, ritiene che Renzi abbia ancora molto appeal tra i giovani: “Molti giovani scelgono il Movimento 5 Stelle – ammette – ma per gli altri il riferimento è Renzi”. Più critico Marco Titli, 31 anni, consigliere nella circoscrizione 3: “Il segretario deve riconquistare i giovani e questo sarà un processo molto lungo – sostiene – il Pd ha sempre avuto un problema con loro, che sono diventati terreno di conquista del M5s. Bisognava adottare politiche del lavoro migliori”.