Cronaca

Terremoto, la curia chiede soldi al Comune per l’ospitalità degli sfollati. Il sindaco scrive al Papa e non paga un euro

Il primo cittadino Corbelli: “Tutto il polverone si era alzato perché sembrava che dovessimo risarcire la Curia, che invece ha fatto sapere di non pretendere nulla". Eppure - assicurano fonti della minoranza in consiglio comunale - la trattativa c'è stata ed è stata anche molto tesa

E alla fine il sindaco di Montemonaco scrisse al Papa. “No, io comincerei in modo diverso. Direi semplicemente: alla fine tutto si è risolto. E ora basta polemiche”. Parola di Onorato Corbelli, il primo cittadino del piccolo comune ascolano colpito dal terremoto del 30 ottobre scorso e finito al centro dell’attenzione per la faccenda di “Casa Gioiosa”. Una faccenda la cui eco è arrivata fino in Vaticano. “Casa Gioiosa” è il nome della casa per ferie di proprietà della Curia che, da metà novembre fino all’11 di febbraio, ha ospitato sfollati, Vigili del Fuoco e volontari della Protezione civile. Dice Corbelli: “Tutto il polverone si era alzato perché sembrava che dovessimo risarcire la Curia, che invece ha fatto sapere di non pretendere nulla”. Eppure, nonostante i tentativi di minimizzare, la trattativa tra l’Opera Diocesana di Assistenza, l’ente che gestisce la struttura, e il Comune di Montemonaco, è stata assai turbolenta. Tanto che il sindaco Corbelli, esasperato da quello che lui stesso definisce “un lungo tira e molla”, a un certo punto ha preso carta e penna e ha scritto a Papa Francesco per protestare contro le richieste di risarcimento avanzate dalla Curia.

A rivelarlo sono gli stessi consiglieri di Montemonaco, che raccontano di una riunione, svoltasi il 30 gennaio scorso, nel corso della quale il primo cittadino lesse ad alta voce il messaggio inviato al Pontefice. “Il contenuto esatto? Non posso riportarlo perché il sindaco non ci diede una copia della lettera. Ma il senso lo ricordo bene: Corbelli si lamentava col Santo Padre per il fatto che la Curia pretendesse dei soldi per l’accoglienza”, dichiara Lorena Bei, esponente di una lista civica d’opposizione. Il sindaco non smentisce, ma neppure vuole entrare nel dettaglio: “Si è trattato di un gesto personale di cui preferisco non parlare. Ci tengo però a specificare che tutto quello che ho fatto, in quei giorni, l’ho fatto per il bene della mia comunità”.

Le forze d’opposizione non si accontentano di queste spiegazioni: “Vogliamo vederci chiaro”, affermano. Ciò che contestano a Corbelli è, soprattutto, la poca chiarezza nella gestione della trattativa con la Curia. “Durante l’emergenza il sindaco ha dato versioni contraddittorie sul perché delle divergenze con la Curia. E il Consiglio non è mai stato messo al corrente degli sviluppi della trattativa”. La decisione più contestata riguarda in particolare un contratto di comodato gratuito per 6 mesi che il sindaco ha proposto alla Curia a metà dicembre: l’accordo prevedeva un rimborso di 7mila euro come risarcimento per i mancati guadagni di Casa Gioiosa, che durante le vacanze di Natale avrebbe dovuto rinunciare ad accogliere turisti. La Curia, però, rinuncia di firmare il contratto, proseguendo invece nella trattativa. Afferma il sindaco: “Alla fine, anche in seguito all’attenzione dei media, tutto si è risolto senza oneri per il Comune. Perfino le spese per i riscaldamenti della struttura verranno pagati dalla Protezione civile. Dunque: neanche un euro speso dalla collettività. Di cosa ci si lamenta?”. L’occasione per chiarire i punti ancora poco chiari arriverà presto: venerdì prossimo è stato fissato un Consiglio comunale dedicato proprio alla faccenda di “Casa Gioiosa”. Nel frattempo, dagli uffici della Curia nessuna replica: “Dopo aver ribadito, con un comunicato, che non abbiamo preteso né ricevuto un euro, non abbiamo altro da dichiarare”.