Nella corsa alla trasformazione della Regione Campania nel “palazzo di vetro” tanto auspicato dal governatore Vincenzo De Luca, l’ultimo capitolo si chiama Sistema di misurazione e valutazione della performance del personale e della dirigenza della giunta. Si tratta, in soldoni, dei nuovi criteri in base ai quali sarà diviso il fondo accessorio per le retribuzioni dei dirigenti. Che, se nel 2015 ammontava a circa 19 milioni di euro (per i soli dirigenti, poco più di 200 persone), con l’entrata in vigore dell’ultima legge di Stabilità dovrebbe essere ridimensionato. Tra l’altro proprio il fondo e, nello specifico, gli 80 milioni di euro distribuiti tra il 2012 e il 2015 sono al centro di un esposto trasmesso alla Corte dei Conti da Valeria Ciarambino, presidente della Commissione consiliare per la Trasparenza e capogruppo del Movimento 5 Stelle, e dalla consigliera Maria Muscarà. E mentre sul fronte indennità per i dirigenti restano ancora molte lacune, così come sottolinea Valeria Ciarambino, proprio il nuovo documento è al centro dei malumori dei sindacati che accusano la Regione di voler legare a doppio filo le performance dei dirigenti con quelle del personale.
Ilfattoquotidiano.it è entrato in possesso del documento che, all’articolo 1, recita: “La Regione misura e valuta la performance con riferimento al suo complesso, alle unità organizzative in cui si articola e ai singoli dipendenti, secondo modalità conformi a quanto disposto con il presente sistema”. Per il sindacato autonomo Csa “il documento di valutazione delle performance non può essere lo stesso per i dirigenti e per il personale non dirigente” vista la diversità di compiti e responsabilità “nonché la differenziata disciplina contrattuale”. La richiesta di delucidazioni in merito alla Regione Campania e, in particolare, all’assessore regionale al Lavoro Sonia Palmeri, ad oggi non ha ricevuto alcuna risposta.
IL FONDO E LE PERFORMANCE: TUTTE LE ANOMALIE – Il fatto è che la nuova questione del documento sulle performance va a intrecciarsi con quella, molto più vecchia (e non ancora risolta) degli incentivi ai dirigenti rispetto alle prestazioni fornite. Com’è andata finora? La Regione Campania eroga uno stipendio ai dirigenti con una parte fissa e una accessoria, a sua volta formata da un’indennità di posizione e una di risultato. Le due indennità sono state finanziate con un fondo apposito pari a 20 milioni per il 2013, 19 milioni e 800mila per il 2014 e 18 milioni e 800mila per il 2015. E se nel 2012 l’ente allora guidato da Stefano Caldoro aveva speso circa 30 milioni (9 di bonus) per pagare 200 dirigenti è altrettanto vero che la Regione ha proceduto ai pagamenti senza conoscere neppure la valutazione dell’operato dei dirigenti.
“Negli anni le cose non sono andate meglio – spiega Ciarambino – considerando il fatto che nel 1999 il fondo ammontava sì a circa 23 milioni di euro, ma doveva garantire le indennità a circa mille dirigenti, oggi ridotti di un quinto (sono 220 compresi gli esterni), ma con a disposizione appena pochi milioni di euro in meno. “La consigliera regionale Maria Muscarà – ricorda il presidente della Commissione – in una prima interrogazione di un anno fa chiedeva come mai le indennità di risultato della Regione Campania potessero arrivare a quasi 80mila euro (stando agli ultimi dati disponibili sul sito della Regione che fanno riferimento alle retribuzioni per i dirigenti di vertice nel 2014, nda), mentre la media di quelle della Lombardia è di 20mila”. Tra l’altro, all’indennità di risultato (e allo stipendio tabellare che nel 2014 ammontava a oltre 43mila euro l’anno), va ad aggiungersi quella di posizione.
COSA È STATO FATTO E COSA NO – E proprio per quest’ultima entrata si riscontra un’altra anomalia. “L’articolo 27 del contratto collettivo nazionale del 1999 – spiega Ciarambino – stabilisce che per determinarla si debba procedere a una pesatura”. In pratica bisogna valutare la complessità e la rilevanza della struttura in questione e il ruolo all’interno dell’organizzazione, perché una cosa è fare fotocopie, una cosa è gestire, tanto per fare un esempio, i fondi europei. “Questa pesatura non è mai stata effettuata – sottolinea il presidente della Commissione Trasparenza – ma le indennità sono state fissate (dai 46mila ai 75mila euro) in base alla tipologia di dirigenti nel 2014, in fase di contrattazione integrativa. Una contrattazione alla quale partecipano dirigenti e sindacati dei dirigenti. Sulla carta con la benedizione della legge Bassanini sul pubblico impiego ma “in pratica senza controparte” aggiunge l’esponente del M5S, che ha elaborato una relazione, sottoscritta solo dal M5s e da Forza Italia per chiedere “di bloccare la distribuzione delle indennità di posizione (che intanto sono state erogate) fino a quanto non verranno fatte queste valutazioni”.
Ma c’è attesa anche su un altro fronte. “Dopo una lunga battaglia – spiega Valeria Ciarambino – è stato inserito un emendamento nell’ultima legge di Stabilità per commisurare il fondo alle posizioni dirigenziali attive, ma la giunta non lo ha ancora attuato”. Nel frattempo invece, a ottobre, è stato nominato l’Oiv (Organismo intermedio di valutazione) in realtà previsto già nel decreto legislativo 150 del 2009. Ecco perché, in questo clima, la questione della valutazione delle performance diventa di cruciale importanza. “Noi vigileremo affinché con questo nuovo sistema si perseguano gli obiettivi assegnati al contrario di quanto avvenuto finora, con i bonus pagati non per obiettivi strategici raggiunti ma per l’ordinaria amministrazione, tanto che sono stati erogati a dirigenti che si occupavano dei fondi Europei, anche se siamo tra i territori che meno ne hanno usufruito in tutta Europa” sottolinea il presidente della commissione Trasparenza, secondo la quale il documento, sulla carta, potrebbe rappresentare un passo avanti “rispetto all’attuale incongruenza tra i milioni di soldi pubblici spesi e le inefficienze di cui tutti i cittadini hanno conoscenza”. Migliorabile, da condividere, ma pur sempre un passo avanti “anche se tardivo”. Così non la pensa, però, il sindacato autonomo Csa.
LA NUOVA MISURAZIONE DELLE PERFORMANCE – In una nota inoltrata a tutti i dipendenti della Regione Campania, il Csa esprime alcune perplessità. Intanto, per applicare coerentemente il sistema “a una popolazione di oltre 4mila dipendenti – scrive – ci sarebbe bisogno di oltre 40 ingegneri gestionali”. Un altro punto contestato è il rischio che “le responsabilità del mancato raggiungimento di un obiettivo strategico” possano essere calate dall’alto “ovvero dal direttore generale fino al personale di categoria A/B, cui non competono poteri gestionali ed organizzativi”. Il nuovo sistema collega la performance individuale del personale non dirigente con quella della struttura di appartenenza e con quella, in generale, dell’Ente. “Non si possono scaricare – chiude il sindacato – le responsabilità della dirigenza che non raggiunge gli obiettivi sui dipendenti, con la inevitabile conseguenza di perdita economica”. Tutto ciò non vale per gli Uffici di diretta collaborazione del presidente che, grazie all’articolo 23 del documento, hanno un trattamento economico particolarmente elevato e sono sottratti sia al regime di valutazione delle loro performance sia alle responsabilità dovute a risultati non raggiunti “stanti – così recita l’articolo – la natura fiduciaria del rapporto e l’assenza di diretta partecipazione ad attività operative”. C’è da chiedersi se alla mancata previsione di valutazione e responsabilità corrisponda la mancata erogazione dell’indennità di risultato. Ma la Regione ha preferito non rispondere ai chiarimenti richiesti.