Non è un istituto previsto dalla Costituzione, quello della mozione di sfiducia al singolo ministro. Fu inaugurato al Senato nel 1984, in seguito ad un aggiornamento dei regolamenti di Palazzo Madama, e poi adottata anche dalla Camera due anni più tardi. La sua introduzione si rese necessaria per fare chiarezza su quale fosse l’iter da seguire di fronte alla richiesta, da parte delle opposizioni, di rimuovere un ministro considerato inadeguato, evitando però che la sfiducia ad un solo esponente del governo si traducesse nella caduta dell’intero esecutivo. E allora si decise di estendere alla procedura della sfiducia individuale le stesse regole previste in caso di sfiducia al governo: non solo la votazione palese per appello nominale, ma anche la necessità che la richiesta di voto sia avanzata, con tanto di motivazione, da almeno un decimo dei componenti dell’Assemblea (63 deputati alla Camera e 32 senatori).
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Consip, la sfiducia al ministro Lotti. Da Mancuso a Boschi: storia della mozione “inventata” per Andreotti (e Sindona)
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1.Consip, la sfiducia al ministro Lotti. Da Mancuso a Boschi: storia della mozione “inventata” per Andreotti (e Sindona)
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2.In Costituzione non c'è, fu ideata in Senato
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3.La mozione inventata per Andreotti (e Sindona)
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4.30 anni di mozioni: ma l'esito è quasi sempre scontato
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5.L'unica eccezione: il caso Mancuso
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6.Mozione anche per Napolitano e Boschi
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7.L'arma a doppio taglio per le opposizioni
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