Parlando in teleconferenza dal carcere di Tolmezzo, il ras delle cooperative ha ricostruito la vicenda della gara per la manutenzione del cimitero del Verano, vinta dalla sua cooperativa ma poi assegnata ad altri, e della richiesta di una tangente da 100mila euro da parte dell’allora Ad di Ama Franco Panzironi
Prima regola per stare in affari: non denunciare i politici. Comincia così il decalogo di Salvatore Buzzi, l’uomo attorno al quale secondo la Procura di Roma ruotava il sistema criminoso del cosiddetto “mondo di mezzo” scoperchiato il 2 dicembre 2014 con la prima tornata di arresti disposti da piazzale Clodio. “Io non potevo denunciare: a Roma un’imprenditore che denuncia la politica non lavora più, può pure andare in pensione”, ha detto il capo della coop 29 giugno durante il suo esame nell’aula bunker di Rebibbia nel corso del processo a Mafia capitale.
Parlando in teleconferenza dal carcere di Tolmezzo, in provincia di Udine, dove è detenuto in regime di 41 bis, il ras delle cooperative ha ricostruito la vicenda della gara per la manutenzione del cimitero del Verano, vinta dalla sua cooperativa ma poi assegnata ad altri, e della richiesta di una tangente da 100mila euro da parte dell’allora Ad di Ama Franco Panzironi. Buzzi ha raccontato di aver messo nero su bianco tutta la vicenda già a dicembre del 2009, inviando un documento al suo avvocato, che è stato oggi acquisito dalla Corte.
“Tenevamo il Verano come un gioiello, sulle banchine del Tevere nel 2008, quando ce ne occupavamo noi ce potevi mangia’“, ha raccontato durante la deposizione il principale imputato del processo insieme a Massimo Carminati, sottolineando il buon lavoro fatto dalla coop 29 giugno, di cui era presidente, negli anni delle giunte precedenti al 2008, e il cambiamento netto che ci fu quando arrivò in Campidoglio la giunta guidata da Gianni Alemanno: “Eravamo di sinistra, non ci facevano lavorare”.
“Ora parlo, perché non mi frega più niente, ma all’epoca non me la sentii”, ha detto il ras delle cooperative, spiegando le difficoltà cui sarebbe andato incontro se si fosse rivolto alla magistratura: “Non è che denunci Panzironi (ad della municipalizzata Ama dell’epoca Alemanno, ndr) e poi quelli di sinistra ti fanno lavorare, perché quelli dicono ‘questo ha denunciato Panzironi e poi denuncia pure noi, non è credibile. Un’imprenditore che denuncia la politica è finito. Il sistema funziona così”. Ora però “sto facendo un percorso di vita di rottura radicale, me ne frego di tutti questi, sto rompendo tutti i ponti alle mie spalle”.
Durante l’udienza precedente Buzzi aveva annunciato di voler fare i nomi delle personalità politiche e istituzionali cui ha dato del denaro. “Goffredo Bettini ha organizzato, rapportandosi personalmente col mio vicepresidente Guarany, un mio incontro con Gianni Letta. In cambio io gli versai la somma complessiva di 21.800 euro”, aveva detto il 13 marzo riguardo l’esponente del Pd romano che ha annunciato querela. “Non ho mai conosciuto Franco Gabrielli“, ha detto invece il ras delle Coop romane, affermando di non “avere mai detto di avere parlato con Gabrielli. Mi sono limitato a dire di avere parlato di lui con Luca Odevaine“.