Sparò e uccise un rapinatore che si era intrufolato in casa sua. Ma lo fece per legittima difesa. Per questo motivo il gip di Milano Donatella Banci Buonamici ha archiviato l’inchiesta a carico di Rodolfo Corazzo, il gioielliere che la sera del 24 novembre 2015 esplose alcuni colpi pistola contro un rapinatore albanese entrato nella sua casa di Rodano, nel Milanese, insieme a due complici.
A chiedere l’archiviazione è stato il pm Grazia Colacicco. L’uomo, con regolare porto d’armi, era stato indagato come atto dovuto per eccesso colposo in legittima difesa. La procura, però, ha accertato che non ci fu alcun eccesso.
“Siamo soddisfatti dell’esito giudiziario della vicenda spero che Corazzo possa finalmente tornare a vivere una vita giuridicamente tranquilla“, ha spiegato l’avvocato Pietro Porciani, che difende Corazzo. “Mi auguro che come lui potrà tornare a dedicarsi agli affetti della sua famiglia, così potranno fare tutti coloro che hanno vissuto vicende simili”, ha aggiunto Porciani, augurandosi anche “che il legislatore lavori affinché ogni persona possa difendersi senza conseguenze, dentro e fuori le mura di casa sua”.
Corazzo quella sera era appena tornato dal lavoro. Dopo aver parcheggiato la moto nel garage della sua villetta venne assalito da tre banditi con il volto coperto da passamontagna e armati. Fu picchiato e trascinato in casa dove c’erano moglie e figlia. I tre, dopo essersi fatti consegnare orologi, gioielli, soldi e il contenuto di una cassaforte, avevano cominciato a chiedere dove si trovasse l’altra cassaforte che il commerciante aveva negato di possedere. A quel punto minacciarono di uccidere tutta la famiglia, concentrandosi sulla figlia di 11 anni del gioielliere: due ore di terrore per la famiglia Corazzo. Solo che i rapinatori non si erano accorti della Glock che il gioielliere portava addosso: sfruttando un momento di distrazione degli aggressori, Corazzo estrasse l’arma per intimidire i malviventi, i quali risposero subito al fuoco con due pistole appena rubate. In tutto vennero sparati dieci colpi, sette dai banditi e tre dal gioielliere, di cui uno mortale. Nella sparatoria rimase ucciso Valentin Frrokaj, albanese di 37 anni, ergastolano e latitante, mentre gli altri due malviventi riuscirono a fuggire. L’orefice, come ha scritto il pm nella richiesta di archiviazione accolta dal giudice, si era trovato davanti ad un “pericolo concreto” e aveva reagito sparando per difendere la “propria incolumità” e quella “della moglie e della figlia”