"Ci sono soggetti che hanno problemi giudiziari gravi, meritano di stare altrove e non certo nelle istituzioni. Se ci stanno, vuol dire che questo rende incompatibile la mia permanenza qui", dice l'avvocato per annunciare il suo addio alla guida della società pubblica che si occupa di recupero dell’evasione sull’isola
Annuncia le dimissioni e si scaglia violentemente contro alcuni deputati dell’Assemblea regionale siciliana. Il motivo? “Ci sono soggetti che hanno problemi giudiziari gravi, meritano di stare altrove e non certo nelle istituzioni. Se ci stanno, vuol dire che questo rende incompatibile la mia permanenza qui”. È un atto d’accusa contro i parlamentari siciliani quello scelto dall’avvocato Antonio Fiumefreddo per annunciare il suo addio alla guida di Riscossione Sicilia, la società pubblica che si occupa di recupero dell’evasione sull’isola. Dopo settimane di polemiche infuocate, con tanto di apparizione tv all’Arena di Giletti, l’avvocato catanese getta la spugna. Le sue dimissioni non sono ancora formalizzate ma sono state annunciate a voce al governatore Rosario Crocetta. Pochi giorni fa la procura di Catania aveva aperto un’inchiesta su nove dipendenti di Riscossione Sicilia agevolare tre deputati regionali che avevano debiti col Fisco e cioè Nello Musumeci, leader del movimento Diventerà Bellissima, candidato governatore sconfitto nel 2012, Nino D’Asero, capogruppo del Ncd all’Ars, e Raffaele Nicotra, deputato regionale del Pd.
“La mia permanenza a Riscossione Sicilia è incompatibile con questa gente qua Più ci ragiono e più ritengo che non ci siano le condizioni per restare. Sono preoccupato sia per me ma soprattutto per le settecento famiglie che lavorano a Riscossione Sicilia”, dice Fiumefreddo, mentre Crocetta lo ha invitato a restare. “Il suo sostegno c’è stato – dice Fiumefreddo – ma io mi aspettavo qualche parola forte dal parlamento che non è arrivata. Anzi, al contrario”. Fiumefreddo si riferisce all’infuocata riunione della commissione Bilancio nel corso della quale aveva attaccato alcuni componenti della stessa commissione. E, alla fine, sostiene di essere stato “buttato fuori” “Io – attacca ancora – non ho le caratteristiche per restare con questa gente qua. C’è gente indagata per vari tipi di reati. Non si rendono conto che i siciliani li manderanno via a calci nel sedere, perché loro ispirano solo gesti di violenza e che la gente potrà esprimere solo con il voto. Li cacceranno via con l’infamia ma loro non se ne rendono conto perché si credono i padroni del palazzo”.
Sulle sue annunciate dimissioni dice: “Non è ancora una decisione definitiva ma vado versa quella direzione, non è superabile quello che è successo. Non fa per me frequentare una commissione con sette componenti con problemi giudiziari gravi, uno per i corsi d’oro, un altro per corruzione elettorale. Insomma, non sono abituato a frequentare luoghi di questo tipo. Soprattutto non posso fare correre il rischio che pur di fare fuori me facciano fuori settecento famiglie che lavorano”. “Oggi ho detto al Presidente che non è più sostenibile questa situazione, al di la del’appoggio di Crocetta ho vissuto una solitudine pericolosa”. Quindi, a meno che “non arrivi una situazione chiara dal Parlamento, io lascio”.
Alcune settimane fa avevano fatto rumore le affermazione di Fiumefreddo in commissione Antimafia: secondo l’avvocato in Sicilia negli ultimi 10 anni sarebbero ben 52 miliardi di euro i miliardi di euro non riscossi, 30 dei quali già prescritti.