Janusz Korwin-Mikke sanzionato dopo le sue dichiarazioni durante la seduta dell'Europarlamento. Tajani: "Non intendo tollerare un simile comportamento. Offendendo tutte le donne, ha mostrato di disprezzare i nostri valori fondamentali"
Le donne guadagnano meno? È logico, secondo l’eurodeputato polacco Janusz Korwin-Mikke: sono “più piccole, più deboli e meno intelligenti”. Parole pronunciate nel corso di una discussione al Parlamento europeo che gli hanno procurato sanzioni “senza precedenti” per l’istituzione Ue: trenta giorni senza diaria – il massimo previsto dal regolamento -, equivalente a circa 10mila euro (306 euro per 30 giorni), dieci giorni di sospensione dai lavori parlamentari, e un anno senza poter rappresentare il Parlamento europeo in qualsiasi delegazione, conferenza o foro interistituzionale.
Ad annunciarla è stato il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani che, oltre a precisare come “la severità delle sanzioni” sia “commisurata alla gravità delle dichiarazioni del deputato” ha aggiunto in una nota: “Non intendo tollerare un simile comportamento, ancor più inaccettabile in quanto espresso da chi dovrebbe rappresentare i popoli europei con dignità. Offendendo tutte le donne, l’eurodeputato ha mostrato di disprezzare i nostri valori fondamentali”.
Tajani si è scusato con tutti coloro che sono stati offesi dall’intervento del deputato europeo, che fa parte del gruppo dei non iscritti. Le sanzioni sono state comminate in base al Regolamento del Parlamento Europeo, che all’articolo 11.3 stabilisce che “il comportamento dei deputati è improntato al rispetto reciproco, poggia sui valori e i principi definiti nei trattati, e in particolare nalla Carta dei diritti fondamentali, e salvaguarda la dignità del Parlamento (….) i deputati si astengono dall’utilizzare o dal tenere un comportamento diffamatorio, razzista o xenofobo durante le discussioni parlamentari e dall’esporre striscioni”. L’articolo 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Ue stabilisce tra l’altro che “è vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica e sociale”.