Costretto a rinunciare al sogno olimpico, Giovanni Malagò riparte dalla Sessione Cio. Due date cerchiate in rosso: il prossimo 17 settembre, quando a Lima si sceglierà la città ospitante, e il 7 dello stesso mese nel 2019, giorno fissato per l’apertura dei lavori. Ce n’è poi un’altra più lontana a cui strizzare l’occhio, il 2028. Già perché mentre a Milano si presenta la candidatura italiana per ospitare tra due anni l’assemblea generale del Comitato olimpico internazionale, almeno i padroni di casa, soprattutto Roberto Maroni, buttano lì la proposta dopo il gran rifiuto della giunta Raggi che ha seppellito il sogno di riportare le Olimpiadi in Italia con strascico di polemiche. “Una ferita che non si rimargina”, la definisce Malagò. Mentre Sala dice sibillino che gli hanno “suggerito di non parlare di Olimpiadi, ma come sapete ho una passione per i grandi eventi” e Maroni lo afferma senza giri di parole: “Se non sarà una città europea a vincere la corsa al 2024, candido Milano e la Lombardia ai Giochi del 2028”.
Malagò smorza ma non troppo, anche perché il Cio potrebbe decidere di assegnarle assieme a quelle del 2024: “Ho il dovere di dire di aspettare un attimo, vediamo cosa succede a settembre. Poi si farà una valutazione complessiva – dice il presidente del Coni – Fa piacere il loro tifo affettuoso, ma ci sono anche componenti che riguardano il Governo centrale. Chi ha orecchie per intendere, intenda”. Intanto, c’è da giocarsi la partita del 2019. L’idea è maturata quando la Raggi ha detto no ai Giochi 2024: mentre il Campidoglio faceva aspettare il Coni, Malagò alzava il telefono per chiamare Sala e Maroni. “Su Roma non abbiamo mai giocato la partita, e da uomo di sport mi dispiace – afferma il numero del Comitato olimpico italiano – Ora sono orgoglioso di giocare con persone diverse qui a Milano”. Hanno accettato la sfida “senza neanche farmi finire di parlare”. Ecco la candidatura di Milano 2019, così forte che, sostiene Malagò, “quando l’hanno saputo altre due, tre città intenzionate a proporsi, hanno ritirato la candidatura”. Insomma, la sera di mercoledì 15 marzo, quando scadranno i tempi per la consegna dei dossier, il capoluogo lombardo potrebbe ritrovarsi senza avversarie. Quindi certo di ospitare la Sessione Cio, in programma nel settembre 2019.
A Milano arriverebbero tutti i membri del Comitato olimpico, il personale amministrativo, i membri delle commissioni, i rappresentanti dei Comitati organizzatori dei futuri Giochi e delle future Sessioni, oltre a presidenti e segretari generali delle Federazioni sportive internazionali, i rappresentanti delle città candidate a ospitare le prossime Olimpiadi, sponsor, fornitori e circa 400 giornalisti. In totale, mille ospiti per una settimana di riunioni ed eventi che dovrebbero svolgersi tra nelle sale congresso del MiCo e il teatro alla Scala. “Praticamente a costo zero”, sostengono dal Coni. Mentre Sala fa il pragmatico (“Mi interessano soprattutto le 10mila stanze di albergo occupate, i taxi, i commercianti e i ristoratori impegnati in quei giorni”), Maroni rilancia un vecchio sogno, accarezzato già per l’edizione 2020. Quella di proporre Milano come città ospitante nel 2028: “La candidatura si può già iniziare a preparare. Quindi – ha detto rivolgendosi a Sala – se ad aggiudicarsi l’edizione del 2024 sarà un Paese non europeo, mettiamoci al lavoro per studiare il dossier di candidatura”. Dove si è fermato il lavoro per Roma, a causa dell’opposizione dei Cinque Stelle, più volte chiamati in causa dal palco. Malagò è orgoglioso di “lavorare con persone diverse, uno sportivo vince o perde mentre noi non abbiamo giocato” dice Diana Bianchedi, project manager di Milano 2019 e già impegnata su Roma 2024, secondo cui ha “trovato voglia di lavorare e vista la passata esperienza non era scontato”. Poi il taglio della torta per il compleanno del governatore della Lombardia, anche se il passato non sembra totalmente digerito.