Ritirata dalla corsa per diventare sindaca di Monza per “sopraggiunti impegni personali”. Doride Falduto, finita al centro delle polemiche perché scelta con soli 20 voti per correre alle prossime amministrative con il simbolo M5s, ha deciso di fare un passo indietro. La notizia è comparsa sulla pagina Facebook del Meetup locale a una sola settimana dall’annuncio del risultato. A prendere il posto dell’avvocata 37enne, anche se non ci sono state ancora comunicazioni ufficiali in proposito, dovrebbe essere Giovanni Danilo Sindoni, secondo classificato alle Comunarie con 17 voti. In totale avevano votato 162 persone.
Non è la prima volta che una candidata designata dalla base decide di ritirarsi. L’altro episodio, che fece molto discutere, è quello di Patrizia Bedori, eletta per correre a Milano alle scorse amministrative. Anche in quel caso si parlò di motivi personali, ma a pesare furono soprattutto i malumori sulla sua efficacia e sul suo aspetto fisico. La vicenda di Monza ha riaperto le polemiche con il Partito democratico: “Con che faccia criticano le nostre primarie?”, avevano commentato i parlamentari dem nei giorni scorsi. Ora, dopo il ritiro, hanno rincarato la dose: “Sarà la vicinanza dell’autodromo”, ha commentato il senatore dem Stefano Esposito, “ma un così repentino rientro ai box della politica raramente si era visto. Doride Falduto, che ritira alla velocità della luce la sua candidatura a sindaco di Monza, è la dimostrazione dell’assoluta mancanza di credibilità e democrazia nei metodi di selezione della classe politica dei grillini. Non era gradita o prevista da Beppe e dal suo ‘circoletto’? Per questo motivo le hanno tagliato la strada in partenza? Certo è che con i 5 Stelle uno vale uno solo quando si tratta di Grillo mentre tutti gli altri sono nessuno”.
Critiche anche dall’ex M5s (ora Alternativa Libera Possibile) Massimo Artini che ha detto di non credere alla tesi dei “motivi personali”: “Sull’altare dell’uno vale uno, ma qualcuno vale più di altri. Non convince affatto la tesi dell’addio per motivi familiari, ma è evidente come sia arrivato un ordine dall’alto di cambiare il candidato perché inviso a qualcuno di importante. Ancora una volta il voto degli attivisti è stato scavalcato e ignorato da chi gestisce il Movimento come fosse una proprietà privata. La preoccupante escalation di mancanza di democrazia all’interno del Movimento produce i corti circuiti di in un sistema che si sta rivelando quello che tutti temevamo, e cioè: Un sistema di potere gestito e mascherato dalla rete”.