Les Echos online cita fonti della Direzione della concorrenza, dei consumi, e della repressione delle frodi: i vertici della casa automobilistica francese "sono implicati nella frode sulle emissioni truccate". A far scoppiare lo scandalo le rivelazioni pubblicate dal quotidiano parigino. Il Gruppo smentisce: "I nostri veicoli non sono equipaggiati di software fraudolenti"
Renault è sospettata di essere coinvolta in un nuovo Dieselgate. “L’insieme della catena di comando” della casa automobilistica francese, tra cui il numero uno Carlos Ghosn, “è implicata nella frode sulle emissioni truccate“: è quanto riferiscono fonti della Direzione della concorrenza, dei consumi, e della repressione delle frodi (Dgccrf), citate da Les Echos online. Il primo a rivelare un possibile coinvolgimento di Renault era stato Liberation, spiegando come il costruttore avrebbe sistemato su alcuni motori diesel un dispositivo per falsare i test anti-smog. Il Gruppo ha subito smentito le indiscrezioni pubblicate in prima pagina dal quotidiano parigino: “I nostri veicoli non sono equipaggiati di software fraudolenti“.
Liberation ha potuto consultare in esclusiva i documenti della Dgccrf, trasmessi al tribunale nel dicembre 2016. Secondo il quotidiano, inducono a pensare che Renault abbia fatto sistemare “un dispositivo fraudolento che modifica in modo specifico il funzionamento del motore per ridurre le emissioni di Nox (ossido d’azoto) in condizioni specifiche nei test di omologazione”. “La società ha usato una strategia con l’obiettivo di falsare i risultati dei test anti-smog”, conclude la Dgccrf, sempre secondo quanto riporta Libération.
In pratica, il marchio transalpino avrebbe agito esattamente come riconosciuto da Volkswagen nel settembre 2015, dopo lo scoppio del cosiddetto Dieselgate. Circostanza aggravante, il sospetto che queste strategie da parte di Renault vadano avanti da “sette anni“. Le conclusioni della Dgccrf hanno contribuito all’apertura, il 12 gennaio scorso, di un dossier giudiziario alla procura di Parigi. L’inchiesta contro la casa automobilistica è stata affidata a tre giudici del polo salute pubblica del tribunale della capitale. I documenti riguardano in particolare quattro modelli diesel di Renault: la berlina Talisman, il 4×4 urbano Kadjar, ma anche la Renault Captur e la Clio IV.
Questa inchiesta, scriveva Liberation anticipando le indiscrezioni pubblicate poi da Les Echos, “potrebbero costare caro al gruppo e al suo numero uno Carlos Ghosn”. Renault però ha rigetto ogni accusa. In una nota, il gruppo francese dice di essere “venuto a conoscenza di un articolo squilibrato pubblicato oggi sulla stampa nazionale” e “non intende commentare una procedura in corso, ricordando che nessuno dei suoi servizi ha violato le regole europee o nazionali relative all’omologazione dei veicoli”. Secondo Le Monde, i dirigenti sono in realtà “furiosi” per non aver avuto accesso ai dossier e ai documenti che mettono in causa la Renault. E per gestire la situazione è stato incaricata un’agenzia di comunicazione specializzata in casi sensibili.