Oggi è il 16 marzo, il giorno in cui, nel 1978, Aldo Moro fu sequestrato dalle Brigate rosse. Lo ricordiamo con un documento audio inedito, in cui a parlare di Moro è Tina Anselmi, ex ministra democristiana, presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia massonica P2. Durante i lunghi giorni del sequestro fu molto vicina alla famiglia Moro. Ecco un articolo di Anna Vinci, che ha raccolto la voce di Tina e che con Anselmi ha scritto il volume autobiografico “Storia di una passione politica” (Sperling & Kupfer).
“La verità la cercano solo coloro che ne sopportano il peso”.
Tina Anselmi
L’unico modo di ricordare Tina è di rispettarla nel raccontare la sua avventura umana, senza pericolose “beatificazioni”, o distorsioni, che lei non apprezzerebbe. La sua storia, di donna e di politica, ha un centro nevralgico nell’omicidio politico di Aldo Moro, e nella strage delle sue guardie del corpo, giovani che facevano il loro lavoro: Raffaele Iozzino, Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera, Francesco Zizzi. Quella fu la lacerazione, l’inizio di qualcosa che certo era già iniziato con l’adesione di Tina alla lotta partigiana, ma che trovò il compimento nella scelta azzardata che la portò, tre anni dopo, nel 1981, ad accettare la presidenza della Commissione bicamerale inquirente sulla loggia P2 di Licio Gelli.
Diceva Tina: “Non c’è di peggio, in democrazia, che gettare il ridicolo sulla ricerca di verità e di coerenza. Abituare i cittadini a questo gioco al massacro. Spostare le carte in continuazione ma le carte parlano. Quante volte mi sono sentita dire: ‘Ma cosa vuole questa Anselmi che ancora parla di fatti di oltre venti anni fa, non stava male? Non è vecchia? Ancora con Moro, i servizi segreti devianti, Gelli e la P2?’”.
Ancora! I vecchi parlano, le loro voci ricordano, ed ecco allora ascoltiamo insieme la voce di Tina che, pur nella lucidità dell’analisi, si svela nel suo dolore per l’assassinio di Moro, amico, collega, maestro. Sono alcuni minuti tratti da una delle tante ore di registrazione che feci, ascoltando le sue parole, nella casa di Castelfranco Veneto, tra il 2005, 2006, 2007, 2008… Tina, allora, era una signora ottantenne.
“Credo che non ci sia offesa maggiore per un vecchio che calpestare la sua voglia di vivere. Certo di questi tempi frenetici il nostro parlare piano, capisco che possa cadere nel vuoto. Tuttavia, facendo un piccolo sforzo, vi potreste rendere conto che poi le parole arrivano”.
Anna Vinci