La procura di Roma chiude l’inchiesta su decine di dipendenti del gruppo pubblico (ora Leonardo), molti dei quali in pensione o ormai fuori dalla società, contestando a vario titolo l’omessa dichiarazione sulle imposte e l’appropriazione indebita aggravata
Tasse evase per 135 milioni grazie alla delocalizzazione all’estero di una società del gruppo; risorse aziendali finite nelle tasche dei dirigenti attraverso prestiti e operazioni di cambio assegni: la procura di Roma chiude l’inchiesta su decine di dipendenti di Finmeccanica (ora Leonardo), molti dei quali in pensione o ormai fuori dalla società, contestando, a vario titolo, l’omessa dichiarazione sulle imposte e l’appropriazione indebita aggravata.
Sul registro degli indagati finisco in 82: dipendenti, quadri e, soprattutto, diverse figure di vertice dell’azienda tra il 2008 e il 2014. Tra questi l’ex presidente Giuseppe Orsi, l’ex direttore generale Alessandro Pansa e l’unico dirigente tra quelli indagati ancora in Leonardo, il direttore finanziario Piero Cutillo. Iscritti anche l’ex direttore centrale Roberto Maglione, l’ex responsabile internal audit Giuseppe Bargiacchi, l’ex direttore centrale operazioni Giovanni Bertolone e l’ex direttore commerciale Paolo Pozzessere.
“Il procedimento – afferma Leonardo – riguarda condotte riferite alle passate gestioni. L’azienda sta prestando ogni più ampia collaborazione rimanendo a disposizione dell’autorità giudiziaria”. “Il clima – aggiunge l’ad Mauro Moretti – è completamente cambiato e oggi presentiamo una nuova Leonardo”. Una collaborazione evidenziata anche dagli investigatori della Gdf sottolineando che è stato proprio l’attuale management a porre in liquidazione la società utilizzata per evadere le imposte e poi a cancellarla dal registro delle imprese lussemburghese.
Le indagini sono partite da una serie di segnalazioni di operazioni sospette e si sono poi estese alla verifica della regolarità dei flussi finanziari attraverso il riscontro della documentazione contabile, extra-contabile e bancaria. E’ emerso così che diversi dipendenti avrebbero prelevato risorse della società, appropriandosi indebitamente tra il 2008 e il 2014 di circa 3 milioni. Nell’avviso di chiusura indagini si legge che i dirigenti “in concorso tra loro, al fine di procurarsi un ingiusto profitto” e “avendo per ragioni d’ufficio il possesso o comunque la disponibilità di denaro di proprietà di Finmeccanica Spa, si appropriavano delle somme…disponibili sui conti…che venivano sottratte alle finalità sociali attraverso la concessione di prestiti personali, in alcuni casi senza intereresse, erogati dalla società in assenza di alcuna garanzia” e di oltre 25mila euro che “venivano sottratti alle finalità sociali” attraverso operazioni di cambio assegni. In particolare, secondo l’accusa, Pansa si sarebbe appropriato di 10.800 euro cambiando 15 assegni mentre Cutillo avrebbe ottenuto nel 2008 un prestito di 60mila euro e fatto 6 operazioni di cambio assegni per un totale di 6.900 euro. Ancora, Maglione e Bertolone avrebbe avuto accesso a prestiti rispettivamente per 600mila e 400mila euro. Pozzessere, infine, si sarebbe appropriato di 2.352 euro “a titolo di rimborso spese” per missioni effettuate, “in realtà sostenute per scopi personali”.
Le ispezioni di natura tributaria avrebbero invece dimostrato la “esterovestizione” della società Finmeccanica Finance Sa, controllata da Finmeccanica Spa, con sede in Lussemburgo (per sfruttare un regime fiscale più vantaggioso) ma, di fatto, gestita e amministrata in Italia. In questo modo, gli amministratori e i dirigenti avrebbero omesso di presentare le dichiarazioni fiscali, occultando dal 2010 al 2015 “ricchezza” imponibile per oltre 490 milioni e, dunque, evadendo imposte per più di 135 milioni.