Non gli è bastato vincere in FederCalcio, piazzare per altri 4 anni Carlo Tavecchio alla guida del pallone italiano, spadroneggiare nell’assemblea elettiva all’Hilton di Fiumicino: ora l’insaziabile Claudio Lotito vuole prendersi pure la Serie B. Quella che era la Lega del ‘nemico’ Andrea Abodi, e dopo le sue dimissioni (“irrevocabili”, ha confermato il diretto interessato) è diventata terra di conquista. Con un vero e proprio colpo di mano: convocare le elezioni in fretta e furia, già la settimana prossima, quando gli avversari ancora non hanno un candidato. Convincere qualche indeciso a saltare sul carro del vincitore, farsi eleggere e presentarsi quindi al primo consiglio federale del Tavecchio bis (in calendario il 27 gennaio) da protagonista. Per ambire magari a quella carica di vicepresidente, che brama al punto da rinunciare alla proprietà della Salernitana (che dovrebbe cedere, c’è incompatibilità con la carica di presidente di Lega) e a cui già aveva dovuto rinunciare nel 2014 per ragion di Stato. Un piano praticamente diabolico. Difficile, ma a questo punto non impossibile.
Il golpe calcistico si è materializzato a Milano, nel corso di un consiglio direttivo di Lega che avrebbe dovuto essere interlocutorio e invece non lo è stato per nulla. Inizialmente sembrava che la seconda assemblea elettiva della Serie B – necessaria dopo le dimissioni di Abodi che aveva promesso di lasciare la sua Lega a prescindere da come sarebbe finita la corsa in Figc – avrebbe dovuto tenersi dopo Pasqua: c’era anche già una data, il 19 aprile. Ma mentre i club fedeli all’ex presidente chiedevano tempo, l’area ‘lotitiana’ spingeva per andare alle urne il prima possibile. E dalla mattina alla sera le cose sono cambiate, grazie al voto di Novara, Verona. E ovviamente della Salernitana. Elezioni subito, già il 25 marzo. Con un ulteriore colpo di scena: la possibile candidatura proprio di Lotito.
Le mire del presidente della Lazio sui cadetti non erano un mistero: da tempo circolavano voci su un suo piano d’attacco. Ma si pensava che avrebbe provato a piazzare un suo uomo alla presidenza: si erano fatti i nomi di Rinaldo Sagramola, direttore generale del Brescia, o Gianluca Paparesta, ex proprietario del Bari. Invece ora Lotito avrebbe deciso di scendere in campo in prima persona. “Non confermo niente”, dice lui. Ma neppure smentisce. Prendersi la Serie B, per essere sempre più protagonista in FederCalcio. È quello l’obiettivo vero, che spiega anche la fretta del patron biancoceleste: il 27 marzo si insedia il primo consiglio della nuova era Tavecchio, in cui dovranno essere nominati i due vicepresidenti. Lotito al momento è consigliere in quota Serie A, ma solo pro tempore, visto che la massima serie ancora deve votare: così non può ambire alla nomina, e sul lungo periodo rischia anche di restare fuori dal palazzo, con l’indecifrabile situazione in Lega Calcio. Per questo ha messo nel mirino i cadetti, anche a costo di cedere le sue quote della Salernitana (lo statuto non permette di essere presidenti di un club e della Lega), dopo aver brigato tanto per sdoganare le seconde proprietà: fosse eletto in via Rossellini, potrebbe presentarsi in Figc a pieno titolo. Puntare alla poltrona di vicepresidente, e magari addirittura a quella di vicario (che però pare destinata al numero uno dei Dilettanti e braccio destro di Malagò, Cosimo Sibilia: alleato sì, ma ambizioso e refrattario alla sconfitta…).
Una strategia spregiudicata, da Lotito. Una strada non facile da percorrere, perché per essere eletti servono i voti di 12 squadre. Tante, soprattutto per uno divisivo come lui. Ma il momento è favorevole: la vittoria di Tavecchio l’ha ringalluzzito e ha ribadito che il suo potere d’influenza è ancora molto forte. Può contare su un lotto di 7-8 club, basterebbe convincere qualche indeciso (e lui dell’arte della persuasione è un maestro). Tanto più che gli avversari non hanno un loro candidato, visto che Abodi di ritirare le dimissioni non ne vuole sapere (“non torno indietro”). Una scelta che anche qualcuno dei suoi ora gli rinfaccia: “Capisco gli interessi personali, ma così ha aperto un’autostrada”. Per questo l’extrema ratio dell’opposizione potrebbe essere lo sciopero del voto: in prima convocazione serve la presenza dei 4/5 dei club perché l’assemblea sia valida, c’è già chi medita di non presentarsi il 25. “È weekend di campionato, potremmo avere da fare…”. Lotito ci proverà fino all’ultimo. Del resto, aveva anche avvisato: “Io gliel’avevo detto ad Abodi: Andrè, non ti candidare. Poi se perdi so’ c…i tuoi”, gongolava a Fiumicino dopo la rielezione di Tavecchio. Se non altro è stato di parola.