Se dovessero essere messaggi sarebbe la conferma che non siamo soli nell’universo. Ma, per ora,  per il mondo scientifico i brillanti e rapidissimi lampi radio veloci (durano una manciata di millisecondi e raramente si ripetono uguali a se stessi) sono solo uno dei fenomeni più misteriosi dell’universo. Forse per questo qualcuno ha pensato che potrebbero essere i potentissimi segnali generati dall’avanzatissima tecnologia di una civiltà aliena. Non è l’ennesima ipotesi prodotta dagli ufologi, ma la teoria proposta da due astrofisici teorici che lavorano in un centro di ricerca di tutto rispetto, come l’americano Harvard-Smithsonian. Ètra le più accreditate anche la rivista scientifica sulla quale l’hanno proposta, l’Astrophysical Journal Letters.

“I lampi radio veloci sono effetti molto misteriosi, il primo dei quali è stato scoperto dieci anni fa, e fin da subito la situazione è stata poco chiara: non si capiva se fossero di origine astrofisica o addirittura segnali terrestri”, ha osservato parlando con l’Ansa l’astrofisica Marta Burgay, dell’osservatorio di Cagliari dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). Il mistero è rimasto fitto fino al 2013, quando una collaborazione internazionale fra Europa, Stati Uniti e Australia, della quale faceva parte la stessa Burgay, ha scoperto altri lampi radio veloci la cui origine cosmica non lasciava più spazio a nessun dubbio. Da allora si è visto che alcuni di questi lampi arrivavano da galassie molto lontane: “Questo li resi tanto più interessanti quanto difficili da studiare”.

Da allora sono stati descritti 17 di questi fenomeni e altri 10 sono in via di pubblicazione, “ma le teorie per spiegarne l’origine sono più numerose” e chiamano in causa fenomeni ricchissimi di energia, come i buchi neri o stelle molto massicce, come quelle di neutroni. L’ultima arrivata e sicuramente la più originale è l’ipotesi proposta dagli astrofisici teorici Manasvi Lingam e Abraham Loeb, per i quali non ci sono elementi per escludere a priori che i lampi radio veloci potrebbero essere prodotti da una civiltà extragalattica utilizzando generatori grandi come pianeti allo scopo di spingere le vele di veicoli spaziali alla volta di nuove galassie. È una possibilità, ha concluso Loeb, che “vale la pena considerare e verificare”.

Non è difficile immaginare la reazione del mondo della ricerca, fra perplessità e divertimento. Nessun commento ufficiale, ma qualche commento postato su Facebook. “Dal punto di vista formale l’ipotesi è ineccepibile – ha osservato Burgay – e tutti i calcoli sono assolutamente precisi“, ma emerge che più civiltà vissute in poche diverse si basino su una tecnologia simile: “Bisogna avere in mente un esperimento che permetta di verifica o falsificare l’ipotesi”.

L’abstract dello studio

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