Il nuovo azionista di maggioranza (nonché presidente e ad) ha tagliato i costi di 71 milioni in circa sei mesi. L'azienda era in perdita dal 2011. L’indebitamento finanziario netto è sceso da 486,7 a 366,1 milioni
La cura di tagli ai costi messa a punto da Urbano Cairo per Rcs sta funzionando. Il gruppo che edita il Corriere della Sera ha infatti chiuso il 2016 con un ritorno all’utile, che non vedeva dal 2010: il risultato netto è stato di 3,5 milioni di euro, contro il rosso di 175,7 milioni registrato nel 2015 e i 2,1 milioni di perdita del primo semestre dello scorso anno. Il patron di La7 e del Torino ha conquistato l’azienda editoriale lo scorso luglio, battendo la cordata degli ex salotti buoni (Mediobanca, UnipolSai, Pirelli e Della Valle) capitanati da Andrea Bonomi. Da allora, assunte le cariche di amministratore delegato e presidente, ha avviato un piano di feroce contenimento dei costi, che avevano a dire il vero iniziato a scendere già negli anni precedenti ma al prezzo della chiusura di testate di centinaia di esuberi.
Cairo ha invece concentrato l’attenzione sui costi per forniture, consulenze e prestazioni professionali (a bilancio erano cifrate “55 milioni, mi hanno lasciato interdetto”, aveva detto già a luglio), comprese quelle delle grandi firme del Corriere. Pochi giorni fa, presentando il nuovo settimanale economico allegato al quotidiano, il numero uno ha scherzato sulla sua fama di “tagliatore” dicendo: “Me la tengo volentieri, quando tagliare i costi produce risultati. Se mi siedo al tavolo con i fornitori partiamo subito con uno sconto del 10%…”. In questo modo, ha spiegato, “si libereranno le risorse per mantenere la base occupazionale, per restituire il debito e per valorizzare l’azienda, anche distribuendo il dividendo, quando potremo”. In tutto, si legge nella nota sul bilancio 2016, le azioni di contenimento delle uscite “hanno generato nel 2016 benefici per oltre 71 milioni, di cui circa 47 milioni in Italia e 24 in Spagna”. A questo ha contribuito, dice la nota, anche la gestione di Laura Cioli, che a inizio agosto, ormai in uscita, aveva previsto di raggiungere quest’anno 60 milioni di risparmi.
In compenso sono scesi anche i ricavi: quelli pubblicitari sono ammontati a 451,2 milioni, con un decremento di 24,3 milioni rispetto allo stesso periodo del 2015 (che si riduce però 9,7 milioni a perimetro omogeneo). I ricavi editoriali vanno a 380,4 milioni, in calo di 40,5 milioni (22,4 milioni a perimetro omogeneo). Quelli consolidati sono scesi a 968,3 milioni, 63,9 milioni in meno rispetto al 2015. A perimetro omogeneo il calo si riduce a 40,7 milioni. Per l’intero 2017 Rcs prevede ricavi in calo di circa il 2%, principalmente a causa della cessazione di alcuni contratti di raccolta pubblicitaria per conto di altri editori, in parte compensata da un miglioramento nel settore degli eventi sportivi e della raccolta sulle testate.
Il margine operativo lordo si è attestato a 89,9 milioni, in crescita dai 16,4 milioni dello scorso esercizio. Quello prima di oneri e proventi non ricorrenti è anch0eso positivo per 100,5 milioni (+40%) grazie al contributo di tutte le aree di business, eccetto News Spain. In particolare l’Area Sport contribuisce per 15,5 milioni, News Italy cresce di 10,9 milioni e Other Activities di 3,4 milioni. L’indebitamento finanziario netto è sceso da 486,7 a 366,1 milioni. Il dato, che beneficia della cessione in aprile di Rcs Libri, supera le attese degli analisti e il piano Cioli, che puntava a quest’ordine di grandezza solo per il 2017.
Il gruppo Rcs era in perdita dal 2011, quando aveva registrato un rosso di 322 milioni. Nel 2012 il risultato è stato negativo per 509,3 milioni, nel 2013 (quando sono state chiuse dieci testate) per 218,5. Il 2014 si è chiuso con perdite dimezzate a 110,8 milioni.