Tra le principali capitali europee, Roma detiene il record assoluto del maggior numero di automobili per abitante: 700 veicoli ogni mille cittadini. Paragonata alle altre capitali europee, Parigi, la più vicina, ne ha meno della metà (225), Berlino, di poco più “affollata” , quasi trecento. Sarà perché, si legge in un dossier realizzato dai Radicali, confrontando il trasporto pubblico capitolino con quello francese, inglese, spagnolo, tedesco e danese, Roma è la città che offre, tra autobus e metropolitane, il servizio più scarso (32 bus per km e 2 convogli metro per km per singolo utente contro 51 bus e 22 metro di Parigi, 58 e 10 per Londra e i 48 e 14 di Copenaghen). E l’insoddisfazione della popolazione è alle stelle: secondo un recente rapporto della Commissione Europea, il 65% dei romani è insoddisfatto, secondo solo al 77% di Palermo. E stiamo parlando di una ricerca che ha abbracciato tutta l’Unione.
Ma non basta, perché tra i motivi della pessima resa del servizio di trasporto capitolino c’è anche l’anzianità dei mezzi. Roma infatti detiene l’ulteriore record europeo della capitale con gli autobus più vecchi e tram da ricovero geriatrico con 32 anni di servizio sulle rotaie a differenza dei 15 di Berlino per scendere a cascata fino ai 7 di Parigi. E le cronache locali riportano immagini di vetture in fiamme a causa di avarie interne (20 incendi in 20 mesi) o scenari da tragicommedia con passeggeri che spingono tram inchiodati alle rotaie a causa delle ferite del tempo. I 180mila guasti l’anno registrati sono lì a testimoniarlo.
Le comparazioni restano impietose se poi si mette a confronto lo scostamento tra servizio effettuato e quello stabilito per contratto: Parigi, seconda nella classifica delle peggiori performance, raggiunge il 4,5% per quanto riguarda i bus e lo 0% sulla metropolitana. Roma, fanalino di coda, si attesta su di un 16,7% per quanto riguarda la metro, e sul 7,5% per i bus (dati Atac). E risulta nuovamente ultima con lo 0,2% per quanto riguarda i ricavi, rapportando la percentuale di traffico per passeggero.
Dalla fine del secondo conflitto mondiale la rete del trasporto pubblico romano è gestita dall’Atac, in una situazione di quasi totale monopolio (circa il 10% del trasporto periferico è affidato alla privata Roma Tpl). Per questo oggi i Radicali Italiani e i Radicali Roma hanno annunciato l’inizio della campagna di raccolta firme per un referendum cittadino che chieda la messa a gara del trasporto pubblico.
I dati impietosi che bocciano la capitale sul versante del trasporto pubblico derivano dal dettagliato dossier realizzato dai Radicali di Riccardo Magi e Alessandro Capriccioli attingendo ai dati ufficiali forniti dai corrispettivi europei dell’Atac, da ricerche promosse dall’Ue e statistiche elaborate da quotate società internazionali. Dato lo scenario, non deve stupire quindi se negli ultimi sei anni i ricavi dell’azienda sono scesi del 18% e l’evasione, ovvero la percentuale di chi non acquista il titolo di viaggio, è del 25%.
Il deficit accumulato dall’Atac sfiora a oggi il miliardo e 100 milioni, una cifra abnorme se confrontata alle decine di milioni accumulate ad esempio dal servizio britannico che però, così come quello francese e spagnolo, utilizza un sistema misto pubblico-privato che viene costantemente monitorato sulla base delle performance e per cui, come a Londra, i contratti hanno una durata massima di cinque anni allo scadere dei quali vengono indette nuove gare di assegnazione.
A Roma questo non accade. E, nonostante i disservizi, l’azienda ha pagato nel dicembre scorso bonus per un totale di 1,8 milioni ai suoi manager. Stabilendo, sempre a dicembre, di ridurre nuovamente l’orario di lavoro degli autisti (circa 800 ore contro le 1000 circa di Milano) e riattivando, come se non bastasse, un vecchio e dispendiosissimo servizio di trasporto interno. Diciassette dei suoi fortunati dipendenti si recano infatti al lavoro con convogli Atac dedicati che costano all’azienda 600mila euro all’anno. Servono 30mila firme per presentare la proposta dei radicali, la parola passa ai romani.