Ci voleva Donald Trump per far risultare una simpaticona Angela Merkel. Sui social la rivalutazione della cancelliera tedesca dopo il colloquio apparentemente non proprio cordiale con il presidente degli Stati Uniti, è partita a suon di tweet, meme e foto ritoccate. Sarà per quella stretta di mano non data ripresa in diretta planetaria, ma la teutonica e algida Merkel, non proprio una pasionaria politica dall’alto del suo trespolo conservatore made in CDU, è risultata perfino vittima dei capricci del sultano di Washington.
I fotografi che urlano ‘stretta di mano, stretta di mano’; lei che chiede a lui se ci si può dare la mano; infine il presidentissimo che silenziosamente rifugge ogni contatto come se per qualche secondo avesse addirittura staccato la spina dell’ascolto e della comprensione. Su Twitter sono in molti ad ironizzare sul clamoroso gesto antidiplomatico. C’è chi ironizza sul broncio di The Donald come fosse un poppante e gli fa dire in un fumetto “non ti stringo la mano perché prima voglio il gelato”; poi chi come Rob Gilbert la mette in termini fisici (“Trump era preoccupato di schiacciare le piccole magrissime mani di Angela”); e chi ancora come Brooklyn_Dad Defiant si preoccupa di stilare addirittura un manuale delle strette di mano. SarahMunir1 invece se la ride con un messaggio davvero spiritoso: sotto al tweet “non vedo l’ora della stretta di mano Merkel-Trump” appare in un meme il grande Michael Jackson che mangia popcorn in sala nel video di Thriller. Sempre in fatto di meme ecco anche il comico Stephen Colbert con occhialini 3D e pop-corn divertirsi nell’attesa dell’evento tedesco-statunitense che non si compie.
La mancata stretta di mano ha anche portato la storica emittente tv CNN a rievocare la più classica delle letture prossemiche tra Angela e Donald. L’esperto Chris Ulrich ha osservato come la cancelliera tedesca avesse la tradizionale gamba accavallata con apertura verso il presidente statunitense – per chi non l’avesse capito leggasi confidenzialità verso di lui -; poi sono stati analizzati gli sguardi: quello di lui fisso e sprezzante, quello di lei prima di preoccupazione contrita, poi di divertita sorpresa. Ulrich analizza infine il momento della conferenza stampa a due con Trump che si rivolge alla Merkel e le dice: “Abbiamo qualcosa in comune” (riferendosi al fatto che siano stati entrambi intercettati telefonicamente in differenti casi di “spionaggio” internazionale).
Ed è qui che Angela, con quella sua giacchetta alla coreana turchese che distruggerebbe ogni pazienza sartoriale, e un caschetto di capelli quanto qui sì di più simile al variopinto cespuglio sulla testa di Trump, si gira verso The Donald e gli lancia uno sguardo stranito come un Cary Grant nei suoi migliori momenti di comico misunderstanding. Momenti assoluti d’ilarità che richiamano alla mente le gag berlusconiane con la Merkel: il cucù da dietro la statua a Trieste nel 2008, ma anche l’infinita attesa della giustamente spazientita leader tedesca al vertice Nato nel 2009. Assist straordinari per una signora della politica seria ed onesta per carità, ma che mai ha brillato di vivacità e coolness. E a pochi mesi dal voto in Germania è tutto grasso che cola.