'ndrangheta

Juventus, Andrea Agnelli deferito per il caso biglietti: “Collaborazione con criminalità? Inaccettabile, non ho nulla da temere”

Il numero uno dei bianconeri in conferenza stampa ha commentato la decisione della Procura federale: "Mi è arrivata da poco la notifica, ne risponderò davanti alla giustizia sportiva. Ma non ho mai incontrato boss mafiosi, bensì club di tifosi a cadenza regolare. E' sempre stata un'attività normale e sotto la luce del sole"

Il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, è stato deferito dalla procura della Figc per presunti illeciti sportivi commessi nei rapporti con capi ultras legati alla ‘ndrangheta e nel caso-biglietti (con pericolose infiltrazioni della malavita organizzata), emersi nell’inchiesta “Alto Piemonte” della Direzione distrettuale antimafia. “Nella giornata odierna mi è stato notificato un deferimento da parte della Procura federale. Tale deferimento riguarda il sottoscritto, il dottor Francesco Calvo (ora al Barcellona che affronterà la Juve nei quarti di Champions League, ndr), all’epoca nostro dirigente, il signor Alessandro D’Angelo e il signor Stefano Merulla.

Questa società, i suoi dipendenti e il sottoscritto, non hanno nulla da nascondere e da temere, ed è questo il motivo per cui oggi sono qui davanti a voi”. A dirlo è il numero uno dei bianconeri in una conferenza stampa convocata oggi a Vinovo alle 15.30. “La Juventus ha collaborato con la Procura della Repubblica come testimoni nel quadro di una indagine riguardante alcuni personaggi legati al mondo della criminalità organizzata”, ha aggiunto Agnelli in un discorso complessivo durato circa cinque minuti. All’epoca dei fatti Calvo era il direttore commerciale bianconero, D’Angelo il security manager e Merulla il responsabile della biglietteria allo Juventus Stadium.

Il 15 marzo scorso il legale della Juventus, Luigi Chiappero, si era presentato in audizione in commissione Antimafia di fronte alla presidente Rosy Bindi riguardo alle presunte infiltrazioni criminali nella curva bianconera e i presunti ‘contatti’ tra dirigenti e tifosi, affermando che il club era inconsapevole di chi fosse Rocco Dominello, ritenuto dai pm un noto ‘ndranghetista e attualmente indagato per appartenenza alla ‘ndrangheta. Inoltre Chiappero aveva ricordato che Dominello, ex ultrà dei Drughi, passato poi con i Gobbi, era “incensurato”.

“Questa veste di testimoni è stata sottoposta ad un controllo invasivo e meticoloso, anche con l’uso di intercettazioni ambientali e telefoniche, ma la loro posizione non è mai mutata, erano e sono rimasti testimoni fino alla chiusura dell’indagine penale. Oggi la Procura federale emette un deferimento nel quale il mio nome, quello dei nostri dipendenti rivestirebbe un ruolo di collaborazione con la criminalità organizzata. Tutto ciò è inaccettabile – ha proseguito Agnelli – e frutto di una lettura parziale e preconcetta nei confronti della Juventus e non rispondente a logiche di giustizia. Mi difenderò, difenderò i nostri dipendenti e soprattutto il buon nome della Juventus che per troppe volte è stato infangato e sottoposto a curiosi procedimenti sperimentali da parte della giustizia sportiva. Tale difesa avverrà nelle sedi opportune da un’accusa che è inaccettabile. La Juventus, così come ogni altra società calcistica, collabora con lo Stato ed è stata negli anni scorsi indicata come esempio virtuoso, ma non può certamente sostituirsi alle forze dell’ordine. Penso che fosse doveroso da parte mia presentarmi davanti a voi oggi – ha sostenuto Agnelli – così come ho dato la mia disponibilità a presentarmi davanti alla Commissione Antimafia, perché poteste quantomeno sapere direttamente da me quale sia il mio pensiero senza alcuna mediazione”.

“E’ sempre stata un’attività fatta alla luce del sole e che penso rientri a pieno titolo nei doveri di un presidente di una società calcistica. Se alcuni di questi personaggi hanno oggi assunto una veste diversa agli occhi della giustizia penale, questo è un aspetto che all’epoca dei fatti non era noto, né a me, né a nessuno dei dipendenti della Juventus”, ha commentato Andrea Agnelli in conferenza stampa. “E all’argomento che qualcuno di voi potrebbe opporre, che gli ultras o i loro capi non sono stinchi di santo, io vi dico che condivido ma rispetto le leggi dello stato e queste persone erano libere e non avevano alcuna restrizione a frequentare lo stadio e le partite di calcio”.

“Questo gruppo dirigente – ha terminato il numero uno bianconero – formato dal sottoscritto, dal vicepresidente Pavel Nedved, dall’amministratore delegato Giuseppe Marotta e dal direttore sportivo Fabio Paratici, ha intenzione di continuare a far crescere la Juventus ancora per parecchio tempo”.