Bentornati a Ten Talking Points, l’unica rubrica che ha in camera il poster della Bonafè vestita da Wonder Woman. Altre considerazioni.
1. Questo campionato sta diventando nardellissimo. L’ultima giornata è stata così pallosa che, in confronto, la nascita di Alternativa Popolare mi è sembrata avvincente come la terza stagione di Sons of Anarchy.
2. Ero al bar e stavo leggendo La Gazzetta dello Sport. Titolo: “Juve Cuadra Tutto”. A quel punto il caffè si è affogato da solo. Ed io con lui.
3. Allegri incazzato, Spalletti incazzato, Sarri incazzato. E sono primo, secondo e terzo. Se loro sono giù, Lopez, Nicola e Zeman che dovrebbero fare?
4. Sapete quanto voglia bene a Sarri, meritorio Commodoro Marxista e conclamato guevarista in servizio permanente. Ciò detto, questa sua mania di prendersela ogni volta con l’orario, il calendario, i budget, il buco nell’ozono e gli sconti da Sephora alla lunga asciuga un po’ i coglioni.
5. Chiedo scusa per aver usato la parola “coglioni”, in un pezzo peraltro in cui avevo già citato Nardella. La mia è una ridondanza imperdonabile: scusate.
6. Surreali gli attacchi a Spalletti e a suo modo epocale il suo sclero contro alcuni giornalisti. A Roma, che pure quest’anno non vincerà nulla (a meno di miracoli in Coppa Italia), lo psicodramma è un classico. Durissimo Giancarlo Dotto su Dagospia: “Fino a due settimane fa esortavo Spalletti a tener duro, a non mollare. Ora gli dico, ma probabilmente se lo dice da solo, scappa, metti più distanza possibile tra te e questa città. Userò un delicato eufemismo per spiegarlo. Roma non è un ambiente difficile, no. Roma è un ambiente di merda. E voglio dire proprio merda. Ogni mattina saltano fuori dalle lenzuola, mediamente e mediaticamente, e prendono il volo, si fa per dire, decine di mosche stercorarie. Si sgrullano il pisello (e non ditemi che le mosche non hanno il pisello) e guardano obesi l’orizzonte. Chi o cosa possiamo smerdare oggi? Non sono nemmeno cattivi. Sono, per lo più, boriosi cazzoni in eterna luna di miele con se stessi. Il peggio della romanità boriosa, cafona e cazzona. Dagli un microfono o una tastiera e non si contengono più (..) Sono nati così, meglio sbracciare ogni mattina nella merda, e c’è pure qualcuno che ti paga e ti applaude, che lavorare. Tolgono luce a quelli bravi e un po’ fessi, non pochi, che ci credono ancora al mestiere. Questa è Roma”. E Dotto è romanista. Amen.
7. Continua lo straordinario campionato dell’Empoli, che le perde tutte dai tempi di Badoglio. Eppure nulla rischia. Subito playout e serie A con 18 squadre, altrimenti è davvero una mezza farsa.
8. Dopo aver visto il Genoa col Milan, il concetto di “catenaccio” ha varcato nuove soglie della percezione. Mai vista una squadra più blindata, stancamente difensiva e drammaticamente inconcludente. Non tiravano in porta neanche nei minuti finali. Chissà, forse difendevano il gol di Mati Fernandez. Bah. E pensare che tre mesi fa – con altro allenatore e ben altro clima – il Genoa travolgeva addirittura la Juve. Bella comunque la spiccata modernità di Mandorlini, che già ai Mondiali del ’38 sarebbe parso anacronistico.
9. L’Inter, a Torino, perde probabilmente l’ultimo treno per la Champions League. È vero che vincerà le prossime 147 partite di fila, ma 8 punti dal Napoli e 10 dalla Roma sono troppi. Mezzo passo falso a Cagliari della Lazio. Papu Gomez mi diverte da morire e può regalare il sesto posto a un’Atalanta che, a quattro giornate dalla fine, vincerà col batacchio garrulo in mano contro il Milan. Montella è comunque meritorio nel continuare a fare le nozze coi fichi diversamente Renzi.
9 bis. Minzolini campione del mondo.
10. Auguri, Mazzone. La tua corsa sotto la curva dell’Atalanta, il 30 settembre 2001, resterà leggendaria. E mica solo quella. Per esempio: “Se quer tiro de Screcca”. La Gialappa’s ci andò avanti per anni. Screcca era Michael Kreek, olandese gravitato a Padova e Perugia (era anche il vice di De Boer all’Inter). Genuino, buffo, sanguigno. E amatissimo da Roberto Baggio, che gli ha scritto una lettera bellissima per i suoi 80 anni. Sia dunque lode.