Renzi in testa, di 13 punti davanti a Orlando, Emiliano staccatissimo. Questa volta non sono sondaggi, ma dati reali dei primi risultati dei congressi dei circoli del Pd, in avvicinamento al congresso nazionale e alle primarie. In realtà sono solo 23 circoli su circa 6mila, cioè solo lo 0,35 per cento, ma Renzi e Orlando si dicono soddisfatti e intravedono una tendenza, mentre i seguaci di Emiliano, invece, puntano tutto sulle primarie. “Noi non facciamo i convegni sulla democrazia per poi affidarci al sacro blog, noi pratichiamo la democrazia”, ha detto Renzi nel giorno in cui un sondaggio dà i grillini cinque punti sopra il Pd.
Prendendo le cifre di questi primi 23 circoli, dunque, emerge che Matteo Renzi è in testa con il 55 per cento dei voti, seguito da Andrea Orlando con il 42,6, mentre Michele Emiliano è lontanissimo con il 2,4 per cento. La partita della prima fase del congresso entrerà nel vivo la prossima settimana, quando la maggioranza degli iscritti si esprimerà nei circoli. Tutti e tre i canditati passeranno alla vera sfida delle primarie, il 30 aprile. Ma dopo la scissione di Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema, lo scontro tra Renzi e Orlando si è fatto più acceso: l’ex segretario vuole dimostrare di essere entrato nel cuore dei militanti e di non scontare la rottura, mentre l’ex diessino punta ad occupare lo spazio a sinistra del partito. Il Guardasigilli considera “la partita aperta nonostante ci sia chi vuole far credere il contrario”. E dei 23 circoli in cui si è votato, 9 congressi sono stati in Emilia Romagna, la regione che con i suoi 47.200 iscritti è l’azionista di riferimento del partito.
Emiliano raccoglie percentuali bassissime, ma il governatore ed i suoi sostenitori non si scoraggiano nell’attesa dei voti al sud. E Francesco Boccia parla dei “sondaggi disastrosi sul gradimento del Pd, ennesima dimostrazione della gestione del partito a trazione renzista, con Renzi che fa la regia politica nonostante non sia più segretario”.
Entrambi i rivali di Renzi sono convinti che il doppio ruolo di segretario e candidato premier sia dannoso per il Pd, e che le due funzioni andrebbero separate. Ma l’ex premier non è d’accordo: “Domenica scorsa Martin Schulz è stato eletto leader dei socialdemocratici tedeschi con l’obiettivo di contendere la leadership alla Merkel, che è a sua volta capo della Cdu. Stessa cosa accade nel Regno Unito o in Spagna o in tutte le principali democrazie mondiali”, elenca l’ex segretario. “Solo fumo negli occhi degli iscritti – replica Dario Ginefra, sostenitore di Emiliano – in assenza di una modifica della legge elettorale il doppio ruolo sarebbe praticabile solo con la riproposizione di un governo figlio di un inciucio e di nuove larghe intese”.