Il reality vip di Canale5 solo grazie al modello israeliano conserva un minimo di interesse. La sua è una battaglia donchisciottesca contro quello che per lui è un gioco fatto di ipocrisia e manipolazione dei concorrenti più deboli. Tra strategie e personalità dallo spessore di una carta velina, è l’unico che ha qualcosa da dire
Dal “Sono solo fatti miei” dello spot di un famoso amaro tedesco, di acqua sotto i ponti ne è passata tanta. Eppure Raz Degan, israeliano nato in un kibbutz quasi cinquant’anni fa, modello e attore, regista e persino direttore della fotografia, riesce ancora a stregare i telespettatori. Non è solo merito dell’oggettiva avvenenza e dello sguardo magnetico, anche se alle soglie degli “anta”, il Nostro è ancora bello assai. C’è qualcos’altro, nel modo di fare di Degan, che gli permette di calamitare l’attenzione, di rubare la scena a chiunque altro si trovi nello stesso luogo e allo stesso momento. Lo si è capito una volta di più grazie alla partecipazione dell’attore all’edizione in corso dell’Isola dei Famosi, il reality vip di Canale5 che proprio grazie a lui conserva un minimo di interesse nonostante gli evidenti segni di stanchezza di un format che non è più quello dei tempi d’oro.
Spigoloso e arrogante, Degan ha litigato praticamente con tutti i suoi compagni di avventura in Honduras. Vive da solo, in un rifugio di fortuna che cura come fosse la magione più lussuosa del mondo, e non perde occasione di accusare gli altri di ipocrisia, falsità, cattiveria. I siparietti con Samantha De Grenet o Giulio Base sono un toccasana per la trasmissione condotta da Alessia Marcuzzi e di fatto confondono lo spettatore, sospeso tra ammirazione imperitura e senso di fastidio per l’insistenza con cui Degan stuzzica gli altri “famosi”.
La sua è una battaglia donchisciottesca contro quella che per lui è una condotta del gioco fatta di ipocrisia e strategie, di manipolazione dei concorrenti più deboli. E non è un caso che nel racconto “deganiano” la De Grenet sia diventata una sorta di regina cattiva che muove i sudditi come pedine nello scacchiere del reality. Lui, invece, è un cavaliere senza macchia e senza paura, pronto a urlare che la regina è nuda. E lo fa in un modo insistente e arrogante, senza tema di essere smentito e totalmente chiuso al confronto e al dialogo. Lo avesse fatto chiunque altro, magari dotato di meno charme, sarebbe scoppiata una rivolta televisiva. Ma Raz Degan ha una tale dose di fascino e credibilità, che l’insopportabile e ripetitivo mantra contro i “nemici” isolani diventa irresistibile e persino divertente.
Come se non bastasse la sua forte personalità ad “ammazzare” la concorrenza degli altri “morti di fama” presenti a Cayo Cochinos, la scorsa settimana è arrivata sull’Isola anche Paola Barale, ex compagna dell’attore israeliano e altro esempio raro di personaggio televisivo dotato di fascino e di personalità. Forse non sono più una coppia, visto che non stanno insieme da tempo, ma l’incontro in diretta tra i due è stato il momento più intenso e genuino di questa edizione dell’Isola, mostrando finalmente davvero un po’ di verità, di realtà, di emozioni autentiche.
E la coppia Degan-Barale piace così tanto agli spettatori proprio perché raro esempio di affinità elettive tra due signori che sanno stare al mondo, in un periodo zeppo di amorazzi costruiti a tavolino, di storie da “trono” buone solo per fare casa con qualche ospitata in discoteca. E giusto per far impazzire ancora di più i tanti fan che li vorrebbero vedere ancora insieme, nelle scorse ore Paola Barale ha dedicato a Degan un pensiero di rara intensità sul suo profilo Instagram: “Forse la nostra storia è destinata a durare, perché non è una storia d’amore. È una storia di pioggia e sole, è una storia di attesa e di passione, amicizia e condivisione, armonia e incomprensioni, silenzi e rumori… non è una storia d’amore. È una storia che parla d’amore o un amore con una storia”.
Un post condiviso da Piribri (@paolabaraleofficial) in data:
Viva Raz Degan, dunque, anche sull’Isola dei Famosi. Tra strategie e personalità dallo spessore di una carta velina, è l’unico che ha qualcosa da dire. E non è poco.