In collegamento dal carcere di Tolmezzo con Rebibbia, nel controesame svolto dalla Procura di Roma al suo lungo interrogatorio durato sei udienze, l'ex ras delle coop rosse continua a fare i nomi: "In comune era tutto in vendita. Credo che sarò ricordato per una storia gloriosa e perché con le mie parole ho ripulito il comune dal marciume". Zingaretti: "Lo denuncerò di nuovo per calunnia"
“Nel 2013 abbiamo tesserato 220 persone per il Pd. Pagammo 140 voti a Giuntella, che era sostenuto da Umberto Marroni e Micaela Campana (deputata dem, compagna dell’e assessore alla Casa Daniele Ozzimo, che il 19 ottobre 2016 pronunciò 39 “non ricordo” durante la 128esima udienza del maxi processo nell’aula di Rebibbia, ndr), e 80 a Lionello Mancini, dell’area di Goffredo Bettini“. Nel corso del controesame svolto dalla Procura di Roma al suo lungo interrogatorio durato sei udienze al processo a Mafia Capitale, Salvatore Buzzi continua a fare nomi che compongono l’intricato puzzle del mercato delle tessere che avveniva fino al dicembre 2014 all’ombra del Campidoglio. Ai dipendenti della 29 giugno, cooperativa di cui Buzzi era presidente e che faceva incetta di appalti a Palazzo Senatorio, fu chiesto di iscriversi a 20 euro a tessera. Pagava il presidente: “A me lo hanno chiesto Campana e Marroni, mentre Bettini lo aveva chiesto a Guarany (Carlo Maria, imprenditore, stretto collaboratore di Buzzi, ndr), che era il mio vice”, le parole dell’ex ras delle coop riportate da Il Messaggero.
Giudicato dai pm non credibile nell’agosto 2015 per la parte delle sue dichiarazioni in cui aveva tentato di minimizzare i suoi rapporti con Gianni Alemanno e Massimo Carminati, “per le versioni sui rapporti e gli interventi minacciosi nei confronti di Riccardo Mancini e per la scarsa plausibilità logica dei rapporti con la criminalità calabrese”, le parole di Buzzi sono al vaglio dei magistrati nella parti che riguardano i politici coinvolti nell’inchiesta. Dal suo racconto emerge il “costante mercimonio” legato all’affidamento di lavori e gare da parte del Comune di Roma e altre amministrazioni: “In comune era tutto in vendita – spiega – credo che sarò ricordato per una storia gloriosa e perché con le mie parole ho ripulito il comune dal marciume”.
L’ex ras delle coop, tuttavia, esordisce così nel controesame: “Quanto detto a marzo del 2015 lo disconosco. Rivedetevi gli interrogatori successivi”, dice nell’aula bunker di Rebibbia, parlando in video dal carcere di Tolmezzo, in provincia di Udine, dove e detenuto in regime di 41 bis. Il braccio economico del sodalizio criminale ipotizzato dai magistrati di piazzale Clodio nega oggi di aver pagato in cambio di favori una serie di funzionari citati a più riprese nei cinque interrogatori cui venne sottoposto dopo l’arresto del 2014. E nelle dichiarazioni spontanee del marzo del 2015, che Buzzi oggi “disconosce” c’è un’altra verità ancora, diversa dagli interrogatori successivi e che quando Buzzi parla al processo cambia in una terza versione.
Dal denaro versato al funzionario del servizio giardini del Comune, Claudio Turella, a quello che sarebbe arrivato agli ex consiglieri di centro destra, come Giordano Tredicine, e centro sinistra, come Pier Paolo Pedetti, e a tanti altri politici: la versione data da Buzzi al processo è piena di “non ricordo” mentre negli interrogatori tenuti davanti ai magistrati nell’estate del 2015 aveva riconosciuto di aver pagato decine di persone per facilitare i rapporti con l’amministrazione e, in sostanza, per avere la strada spianata su gare e lavori in affidamento.
Bettini annuncia querele – “Continuano le esternazioni a ruota libera di Salvatore Buzzi – risponde su Facebook Goffredo Bettini, già tirato in ballo dal presidente della coop 29 giugno nell’interrogatorio del 13 marzo – è una sua linea di difesa che cerca di inquinare le acque, già sufficientemente melmose. La stampa in generale ha riportato con equilibrio le parole che l’imputato ha pronunciato in aula; tranne Il Messaggero che le ha enfatizzate, distorte, mistificate, in particolare al fine di colpire il sottoscritto, per ragioni che ho intenzione di capire ed indagare. Già nei giorni scorsi ho querelato sia Buzzi che Il Messaggero. Ed oggi, in riferimento alle nuove menzogne, sporgerò un’ulteriore querela. Spero che la giustizia civile mi permetta presto di avere soddisfazione”.
Zingaretti: “Presenterò una nuova denuncia contro Buzzi” – “In passato ho denunciato Buzzi per calunnia, ma dopo quello che ho ascoltato da lui in questi giorni, presenterò una nuova denuncia“, ha detto il presidente della Regione Lazio nel corso della sua testimonianza nel processo. “Per quello che ho potuto ascoltare Buzzi ha detto cose che sono palesemente non vere – ha proseguito il governatore – Cup (gara per l’acquisto del servizio Centro unico prenotazione delle Asl, ndr) non è stata una gara nascosta, era pubblicizzata anche sul Messaggero e inoltre non ho mai incontrato Umberto Marroni”.
Zingaretti ha parlato anche dei suoi rapporti con Buzzi: “L’ho conosciuto 15 o 20 anni fa, ma non lo frequentavo. Lo conoscevo come presidente di una cooperativa sociale molto importante a Roma”. “Ho ricevuto – ha aggiunto il governatore – da Salvatore Buzzi come raccolta per le elezioni regionali del 2013 in favore del mio comitato elettorale 5 mila euro, denaro iscritto al bilancio. Nei giorni scorsi ho appreso che gira la cifra di 10mila euro, suppongo che parte del denaro sia stato utilizzato per organizzare delle cene. Da quando sono a capo della Regione non ho mai incontrato responsabili delle cooperative sociali e in particolare la cooperativa 29 giugno, verso la quale non avevo motivi di avversioni né di particolari simpatie”.
Marroni: “Mai chiesto a Buzzi di acquistare tessere” – “Ormai siamo alla fiera dell’assurdo – si legge in una nota del il deputato Pd Umberto Marroni – leggo oggi, ancora una volta, notizie false che mi riguardano rispetto alle dichiarazioni di Buzzi in merito al precedente congresso del Pd Roma. Mai chiesto a Buzzi o a chiunque altro di acquistare tessere a sostegno di qualsiasi candidato alla segreteria del Pd nel 2013″.