Siglato il matrimonio con la casa di Russelsheim, che lo ha reso di fatto il secondo costruttore europeo, il gruppo francese rispolvera uno degli obbiettivi principali della strategia "Push to Pass": l'espansione sui mercati internazionali, a cominciare da quello americano. Trump permettendo, ovviamente
L’espansione globale del gruppo PSA passa per la recentissima acquisizione di Opel: un concetto esplicitato da Jean-Philippe Peugeot, membro della famiglia che detiene il 13,68% delle azioni del gruppo transalpino (esattamente la stessa quota del Governo francese e dei cinesi di Dongfeng Motor, anche se i voti della dinastia Peugeot nel consiglio di amministrazione pesano per il 22,19%) al tedesco Welt am Sonntag: “questa mossa consentirà al Gruppo di affermarsi nel resto del mondo passo dopo passo: un obiettivo che resta importante per PSA”.
A dire il vero le mire internazionali del Gruppo parigino erano state dichiarate circa un anno fa, durante la presentazione della strategia quinquennale “Push to Pass”: lì era stato ufficializzato il ritorno di PSA sul mercato USA dopo 25 anni di assenza. “PSA non diventerà un’azienda globale se non sarà presente negli USA”, aveva detto Carlos Tavares, numero uno del colosso francese dell’auto, parlando di tempistiche attorno ai 10 anni. La prima tappa, programmata per quest’anno, sarà la creazione di una società di car sharing, con la successiva introduzione di auto del Gruppo nei servizi di mobilità e, in fine, l’avvio delle vendite. Un programma ideato prima dell’elezione del “protezionista” Trump alla Casa Bianca, pronto a tassare tutte le auto importate dall’estero negli States.
Per molti analisti comunque l’affare Opel ha permesso a PSA di mettere mano alla tecnologia elettrica “made in General Motors”: il gigante di Detroit l’avrebbe infatti messa sul tavolo in fase di trattativa per ingolosire i francesi – rimasti tecnologicamente indietro dopo il flop dell’ibrido-diesel – e cedere definitivamente l’unica appendice di GM rimasta in Europa dopo il ritiro programmato di Chevrolet. Tornando a PSA, il marchio più opportuno per rilanciarsi negli USA sembra essere DS, il premium brand che mette nel mirino Audi e Mercedes ed aspira a diventare il fiore all’occhiello dell’industria automobilistica francese.
Tuttavia l’acquisizione di Opel sarà importante per PSA anche nel vecchio continente, che dovrebbe rimanere il mercato più importante negli anni a venire: il matrimonio permetterà infatti a PSA di vendere ben 3 milioni di auto in Europa, una soglia che secondo Robert Peugeot, a capo del comitato per le strategie PSA, è sufficiente per generare quelle economie di scala tanto importanti per la redditività.
Certo è che Opel, Citroen e Peugeot si spartiscono la stessa clientela e competono negli stessi segmenti di mercato. Tuttavia per Robert Peugeot il rischio cannibalizzazione è scongiurato dal fatto che “Opel è forte in mercati dove PSA non lo è”, come in Germania e UK, dove la casa del fulmine vende più delle cugine francesi messe insieme. E questo spiega anche perché il matrimonio con Opel ha origini lontane, risalenti a prima del 2012, quando GM e PSA hanno deciso di sviluppare congiuntamente alcuni modelli. Intanto, con un tempismo perfetto, le autorità francesi hanno chiuso l’indagine sui diesel Opel, finiti nella pandemia dello scandalo emissioni: nessuna frode accertata e, quindi, nessuna possibile azione legale.