La richiesta della Procura generale lombarda per danno erariale, compreso quello d'immagine, data "la rilevanza dell'evento". La citazione per l'appalto da 42 milioni sulle vie d'acqua, poi in gran parte non realizzate. L'ex manager aveva patteggiato nel 2015 tre anni di reclusione per corruzione e turbativa d'asta
Un danno erariale da oltre un milione e mezzo di euro per le tangenti sui lavori di Expo. E’ la richiesta della Procura regionale della Corte dei conti della Lombardia, notificata con un atto di citazione ad Antonio Acerbo, ex manager di Expo2015 che due anni fa ha patteggiato una pena di tre anni di reclusione per corruzione e turbativa d’asta.
Alla base della citazione, la procedura di gara per l’affidamento dell’appalto delle Vie d’acqua sud-canale e del collegamento Darsena-Expo/Fiera, di cui Acerbo era responsabile unico del procedimento e presidente della commissione aggiudicatrice. L’appalto fu vinto di un gruppo di imprese guidato da G. Maltauro Costruzioni s.p.a. per un importo complessivo di 42.537.508 euro, con ribasso del 23%. In corso d’opera, però, il progetto ha subito delle modificazioni che hanno comportato la realizzazione solo di parte delle opere previste. La quantificazione economica delle opere effettivamente eseguite dall’appaltatore – si legge nel comunicato della Procura regionale – “risulta essere di 13.420.815,99 euro”. Acerbo, rilevano i pm contabili, “poneva in essere una serie di condotte finalizzate ad assicurare la costante ‘messa a disposizione’ dello stesso mediante atti contrari ai doveri inerenti il suo ufficio allo scopo di agevolare a vario titolo il conseguimento della commessa pubblica da parte dell’impresa”. In cambio, “accettava la promessa e riceveva illecite utilità rappresentate dalla stipulazione da parte della impresa di un contratto fittizio per prestazioni professionali di consulenza, nonché accettava la promessa e riceveva ulteriore utilità illecite sempre sotto la veste di fittizi contratti di consulenza”.
Da qui la contestazione di danno erariale, anche d’immagine, data la “rilevanza internazionale dell’evento Expo e della corrispondente risonanza dei fatti corruttivi”. In dettaglio, il danno all’immagine è stato quantificato in 372mila euro; il danno da tangente in 186.300 “sul quale, previa deduzione del versamento di euro 100mila, effettuato a beneficio della predetta società, residua l’importo di euro 86.300”; il danno alla concorrenza in 1.342.816 euro.