Da una parte ci sono ex consiglieri e consiglieri regionali del Trentino Alto-Adige, con i loro vitalizi, laute prebende di una regione a statuto speciale dove la politica gode di condizioni di favore senza precedenti. Dall’altra ci sono i disoccupati, i lavoratori disabili ultra quarantacinquenni, le madri sole, gli studenti, le famiglie più numerose e meno abbienti. Nella vallata dell’Adige, scandalo dentro lo scandalo, si profila una contraddizione lacerante. I politici chiedono l’annullamento del taglio dei vitalizi e hanno ora messo a segno un punto nella disfida giudiziaria contro la riduzione dei costi della politica, grazie a un sospetto di incostituzionalità della legge regionale che nel 2014 ha ridotto le loro entrate post-mandato elettorale. Pezzi di società attendono, invece, da anni che i soldi tolti ai vitalizi possano finanziare progetti di intervento economico-assistenziale e proprio pochi giorni fa era arrivata la notizia che la giunta provinciale di Trento aveva stanziato 7 milioni di euro.
La somma risulta recuperata dai rimborsi pagati dai consiglieri provinciali trentini che sono però ancora parziali, nonostante siano passati tre anni da quando la legge li ha imposti. Dovevano restituire somme importanti non solo i consiglieri regionali che prima del 2014 avevano ricevuto anticipazioni, poi ridotte con una legge di valore retroattivo, ma anche i consiglieri regionali in carica che maturano il diritto economico solo al compimento del sessantersimo anno di età. Molti di loro non lo hanno fatto ed è uno scandalo che trova ora, almeno formalmente, una legittimazione nella decisione del Tribunale civile di Trento.
Il giudice Roberto Beghini (nella causa pilota dell’ex consigliere Alois Kofler) ha dichiarato “rilevante” e “non manifestamente infondata” la questione di legittimità costituzionale relativamente “all’applicazione retroattiva della nozione di valore attuale medio” e alla previsione di “obblighi di restituzione di somme e/o quote del Fondo Family già legittimamente percepite sulla base della legge 6 del 2012”. Dovesse la Consulta dar ragione al ricorso di 62 ex consiglieri regionali, non solo la Regione dovrebbe sborsare una trentina di milioni di euro, ma sarebbe compromessa la destinazione a fini di intervento sociale di cospicui capitali.
Fra Trento e Bolzano si sta consumando una sorda guerra attorno alla tavola imbandita dei vitalizi. Ecco i nomi e le cifre. Qualche giorno fa, presentando lo stanziamento dei 7 milioni di euro, il presidente della Provincia Autonoma di Trento, Ugo Rossi, aveva attaccato il Movimento Cinquestelle che anche qui ha fatto dei vitalizi il tema di una forte battaglia politica e che pochi giorni fa aveva bollato come una “vergogna” i tagli inferiori a quanto promesso tre anni fa. Un esempio tra tutti, gli oltre 600mila euro al netto delle tasse incassati dall’ex consigliere Walter Baumgartner (Svp), con una riduzione del solo 6 per cento, a fronte del 20-30 per cento annunciato nel 2014. Rossi aveva detto: “Hanno sbagliato destinatario. I Cinquestelle dovrebbero rivolgere le loro accuse ai consiglieri che non hanno provveduto ai rimborsi e hanno presentato i ricorsi giudiziari. L’obiettivo era di recuperare 29 milioni di euro, ne sono rientrati 17 e ne restano quindi 12 oggetto di ricorsi. E’ ai consiglieri ricorrenti che dovrebbe rivolgersi chi protesta”.
Parole che confermano come decine di politici non abbiano restituito qualcosa come 12 milioni di euro. Adesso che pende il giudizio della Consulta si guarderanno bene dal farlo. Dura replica di Filippo Degasperi, consigliere provinciale M5S: “Chi non ha restituito neanche un euro sono 37 ex consiglieri regionali di cui 29 che già percepiscono il vitalizio e 8 – su 40 – che all’entrata in vigore della riforma non avevano ancora maturato il vitalizio e che ora, come nel caso di Baumgartner, iniziano a incassare”. Dito puntato contro i vertici della Regione, di cui Rossi è vicepresidente (era presidente nel 2014-2016), mentre Arno Kompatscher è presidente. “All’interno della norma voluta da Rossi esiste la specifica previsione delle iniziative da intraprendere nel caso le restituzioni non vengano effettuate. La norma (inapplicata da quasi 3 anni) prevede che, trascorsi inutilmente 90 giorni dalla richiesta, si attivino le iniziative giudiziarie per la riscossione forzosa. Nel caso sia sfuggito a Rossi, il termine è scaduto da un paio di anni”.
Insomma, nessun intervento efficace per far sborsare i rimborsi ai consiglieri. Anzi, di recente il Consiglio regionale ha bloccato i recuperi forzosi. Ecco la situazione dei mancati rimborsi aggiornata al 30 novembre 2016. Il primo elenco è degli ex consiglieri (indichiamo solo le cifre oltre i 100mila euro) beneficiari ai sensi della legge del 2012. In totale i soldi da restituire erano pari a 10 milioni 148mila euro: tramite bonifico ne sono arrivati un milione 60 mila euro, 4 milioni 440 mila euro tramite cessione di quote del Fondo Family. Mancano ancora 5 milioni 547 mila euro. Ecco da chi: Carlo Andreotti 202mila euro, Johan Karl Berger 249mila, Eugenio Binelli 191mila, Luca Carli 119mila, Luigi Cigolla 112mila, Margherita Cogo 242mila, Mauro Delladio 462mila, Luis Durnwalder 186mila, Arthur Joseph Feichter 128mila, Giorgio Holzmann 345mila, Bruno Hosp 138mila, Alois Kofler 130mila, Mario Magnani 186mila, Siegfried Messner 261mila, Sergio Muraro 236mila, Franz Arthur Pahl 323mila, Franco Paolazzi 125mila, Oskar Peterlini 338mila, Claudia Piccoli 181mila, Otto Saurer 194mila, Claudio Taverna 186mila euro.
Queste, invece, le mancate restituzioni (solo le cifre oltre i 100mila euro) dei consiglieri regionali che nel 2014 non avevano ancora maturato il diritto all’assegno vitalizio, ma che hanno ricevuto anticipazioni e intestazioni di quote del Fondo Family: Walter Baumgartner 697mila euro (conteggiati nella recente liquidazione), Denis Bertolini 130mila, Nerio Giovanazzi 316mila, Martina Ladurner 190mila, Michael Josef Laimer 1 milione 165mila, Mauro Minniti un milione 322mila, Hanspeter Munter un milione 317mila, Andreas Poder 530mila, Veronika Stirner 200mila, Juliane Unterberger 135mila, Alessandro Urzì 535mila, Thomas Widmann 155mila, Rosa Maria Zelger 757mila euro. Le anticipazioni sono state pari 4 milioni 940mila euro, le quote del Fondo Family 14 milioni 390mila euro. In totale le restituzioni con bonifico o con messa a disposizione del Fondo Family sono state pari a 11 milioni e mezzo. Mancano al conto, in questo elenco, 7 milioni 873mila euro. I due elenchi sommati portano la cifra oltre quota 12 milioni di euro.