Il presidente dell'Eurogruppo aveva detto che alcuni Stati membri dell'Ue "spendono in alcol e donne". Una metafora che ha suscitato la reazione di tutti i partiti italiani. L'ex premier: "Battute stupide, non merita il posto che occupa". La difesa: "Frainteso, quella frase era riferita a me stesso. Ho una rigida cultura olandese, calvinista"
“Prima si dimette, meglio è. Per lui ma anche per la credibilità delle istituzioni europee“. A scriverlo è l’ex presidente del Consiglio ed ex segretario del Partito Democratico Matteo Renzi parlando del presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem che martedì ha detto, riferendosi ai Paesi del Sud Europa, che “non puoi spendere i soldi in alcol e donne e poi chiedono aiuto”. Una metafora per dire che – secondo il presidente dei ministri delle Finanze dell’Eurozona – gli Stati membri del Mediterraneo non usano i fondi con giudizio. Ma la forma è anche sostanza soprattutto se si ricopre una carica istituzionale così prestigiosa che peraltro rappresenta l’intera Unione Europea. “Ha perso una ottima occasione per tacere – è il commento di Renzi – Penso che gente come Dijsselbloem, che pure appartiene al partito socialista europeo anche se forse non se ne è accorto, non meriti di occupare il ruolo che occupa. E prima si dimette meglio è. Per lui ma anche per la credibilità delle istituzioni europee”. Nel pomeriggio è arrivata la difesa dell’olandese: “Mi dispiace che il mio messaggio sia stato frainteso e che sia emerso come Nord contro Sud”, e “mi dispiace se qualcuno si sia sentito offeso”. In realtà, si legge nella sua nota, la “frase sulle donne e l’alcol era riferita a me stesso, ho detto che non posso aspettarmi che se spendo i miei soldi in modo sbagliato possa poi chiede aiuti finanziari”.
“Il messaggio che la solidarietà va mano nella mano con il rispettare gli accordi e attenersi alle regole non si applica solo al Sud ma a tutti gli Stati”, ha aggiunto Dijsselbloem. “Non sento questo scontro Nord-Sud, e non lo sento nell’Eurogruppo”. In ogni caso il messaggio “può essere spiegato da una rigida cultura olandese, calvinista, con immediatezza olandese. Capisco che non sia sempre ben capito e apprezzato, altrove in Europa, e questa è un’altra lezione che ho imparato”. Allo stesso tempo “credo di essere apprezzato perché mantengo il mio stile, affronto i ministri con rigore”. Perché “credo che dobbiamo essere chiari, per il futuro dell’Unione monetaria e per l’Eurogruppo credo che dobbiamo tutti fare il massimo per rispettare le regole. Altrimenti sarà molto difficile mantenersi uniti”.
Spiegazioni che difficilmente convinceranno Renzi, che ha auspicato che Dijsselbloem “se vuole offendere l’Italia lo faccia al Bar Sport sotto casa sua, non nel suo ruolo istituzionale”. Aggiungendo: “Penso anche che la nostra proposta di fare primarie per i ruoli di responsabilità in Europa sia fondamentale e spero sia rilanciata da tutti: Jeroen ha visto il suo partito passare alle ultime elezioni dal 25% al 5%. Il che la dice lunga sul fatto che è giusto combattere i populisti ma bisogna farlo senza smettere di essere popolari. Altrimenti si diventa ingranaggi della tecnocrazia. Ci sono leader in Europa che faticano a prendere il voto dei parenti stretti: è l’ora di avere più democrazia, ovunque”. Renzi ricorda che nella settimana che ricorda i Trattati di Roma che dettero il via alla fondazione della Comunità Europea serve “più Europa”.
All’ex premier ha fatto eco il primo ministro portoghese Antonio Costa, secondo cui le parole di Dijsselbloem sono “razziste, xenofobe e sessiste”, quindi deve dimettersi: “Queste dichiarazioni sono completamente inaccettabili e sono anche molto pericolose, perché mostrano bene il pericolo del populismo“. Che “non è solo nelle persone che hanno il coraggio di dire che lo sono, ma anche in quelle che paiono agnelli e pronunciano discorsi razzisti, xenofobi e sessisti, come quelli di Dijsselbloem”. Per questo l’Europa “sarà credibile come progetto comune solo quando Dijsselbloem si dimetterà” e “chiederà scusa” ai Paesi del sud dell’Europa, “profondamente offesi” dai suoi commenti. Al coro si unisce la Grecia: affermazioni “machiste“, che contengono “stereotipi fuori di luogo”, ha dichiarato il portavoce del governo greco, Dimitris Tsanakapulos, secondo cui tali “stereotipi” non fanno altro che “ampliare la frattura nord-sud” e sono terreni fertili per “punti di vista estremisti“.
Wolfgang Schaeuble, invece, “apprezza il lavoro di Jeroen Dajsselbloem. E noi contiamo sul fatto che l’Eurogruppo sia ancora pienamente funzionante per il resto della legislatura”. Lo ha detto la portavoce del ministro tedesco delle finanze, alla conferenza stampa di governo. Jean-Claude Juncker prende le distanze: “Ognuno è responsabile dei commenti che fa. Il presidente Juncker ha sempre espresso rispetto, simpatia e persino amore per il versante europeo meridionale”, ha fatto sapere il portavoce del presidente della Commissione Ue. L’ex premier ed ex presidente dell’esecutivo di Bruxelles Romano Prodi liquida il caso con una battuta: “Ho percepito un senso di invidia…”.
Ieri a chiedere le dimissioni di Djisselbloem era stato il Movimento Cinque Stelle e a parlare di “parole vergognose” era stato anche Gianni Pittella (Pd), capogruppo dei Socialisti e Democratici che includono anche il Pse di cui fa parte il ministro olandese. Al coro di protesta si aggiunge ora anche il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta: “Vedo che l’incauto Dijsselbloem dice che i cittadini dei Paesi del Sud, dei Paesi mediterranei sperperano in donne e alcol. Beh, se questa è l’Europa: alla larga. Se l’Europa è quella della Merkel, del surplus egoistico tedesco, del ‘sangue, sudore e lacrime’, delle botte date alle politiche monetarie espansive di Draghi. Allora, alla larga”. “Da Dijsselbloem inaccettabili pregiudizi – conclude – Se l’Europa è questa, che dio ce ne scampi e liberi. Non è questa l’Europa dei miei sogni”.