Due anni fa la cantante Yulia Samoilova si era esibita in Crimea senza prima richiedere l'autorizzazione alle autorità ucraine, come previsto dalla legge. Per questo Kiev le ha interdetto l'ingresso nel Paese per tre anni
Kiev nega l’ingresso in Ucraina a Yulia Samoilova, la cantante pop disabile nominata rappresentante della Russia all’Eurovision che si terrà a Kiev a maggio. Due anni fa la Samoilova, 27 anni, andò in Crimea per un’esibizione, ma lo fece fatto senza chiedere un’autorizzazione speciale alle autorità ucraine come invece prevede una legge. Lo scorso anno, per lo stesso motivo era stato vietato l’ingresso a 140 artisti russi.
“È l’ennesimo atto scandaloso, cinico e disumano da parte delle autorità ucraine”, commenta il vice ministro degli esteri russo Grigory Karasin. In occasione dei controlli sulla cantante, il ministro degli Esteri ucraino, Pavel Klimkin, aveva definito una “provocazione” la scelta di candidarla come rappresentante della Russia all’Eurovision. “La Russia si esercita da molti anni nella provocazione”, aveva infatti affermato. “Ritengo che la legge debba essere uguale per tutti”.
Ma il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, aveva smentito l’interpretazione di Kiev. “È la scelta di un canale televisivo, non vedo alcuna provocazione”, aveva detto Peskov, riferendosi al fatto che la Samoilova, affetta da una grave forma di atrofia muscolare spinale, è stata nominata rappresentante dal Primo Canale della tv russa. “Si tratta di un concorso internazionale e il Paese ospitante deve rispettare le sue regole”, aveva aggiunto.
“La decisione di Kiev di vietare la partecipazione all’Eurovision della rappresentante russa Yulia Samoilova è pericolosa per la stessa sopravvivenza del festival”, ha commentato Piotr Tolstoi, vice presidente della Duma. “Perché senza il pubblico russo il concorso è inimmaginabile: la Russia è una grande parte dell’Europa”. Lo scorso anno, a vincere l’Eurovision era stata la cantante di origini tatare Jamala, con una canzone in cui si ricordavano le deportazioni di Mosca negli anni Quaranta.
“Dobbiamo rispettare le leggi locali del Paese ospitante, ma siamo profondamente delusi da questa decisione che va contro lo spirito della competizione e il valore di inclusività che ne sta alla base”: questo il commento della European Broadcasting Union (EBU), che produce l’Eurovision Song Contest. Ebu promette di continuare “a dialogare con le autorità ucraine con l’obiettivo di garantire che tutti gli artisti possano esibirsi a Kiev a maggio”.