L'Huffington Post rivela due conversazioni del presidente bianconero agli atti (secretati) della commissione Antimafia sulla vicenda dei rapporti con Rocco Dominello, ritenuto esponente della cosca Pesce-Bellocco della ‘ndrangheta e rinviato a giudizio nel processo Alto Piemonte
Ci sono due intercettazioni che contraddicono la difesa del presidente della Juventus Andrea Agnelli nella vicenda dei rapporti con Rocco Dominello, ritenuto esponente della cosca Pesce-Bellocco della ‘ndrangheta e rinviato a giudizio nel processo Alto Piemonte, e più in generale riguardo alla conoscenza della caratura criminale dei tifosi organizzati con cui la società si interfacciava, anche per la gestione dei biglietti. E a sostegno della conoscenza tra i due ci sono anche le parole di Dominello durante l’interrogatorio reso in carcere, durante il quale parla di almeno tre incontri con Agnelli. Buona parte di questi elementi erano stati anticipati da Il Fatto Quotidiano lo scorso 26 gennaio.
“Agnelli consapevole delle concessioni fatte in favore di malavitosi”
Oggi trovano riscontro nelle intercettazioni, esposte nel corso della seconda audizione del legale bianconero Luigi Chiappero davanti alla commissione Antimafia. Molti momenti della lunga seduta sono stati secretati, in particolare le fasi in cui i parlamentari hanno letto all’avvocato del club alcune intercettazioni prodotte da Giuseppe Pecoraro, ex prefetto di Roma e attuale capo della Procura Figc che ha deferito Andrea Agnelli. Ma l’Huffington Post è riuscito ad entrarne in possesso. Pecoraro afferma che “non solo” Agnelli era “consapevole dei rapporti strutturati e delle concessioni fatte in favore dei gruppi del tifo organizzato e di esponenti malavitosi, ma che acconsentiva a tale condotta”. E per spiegare questa conclusione, allega due intercettazioni telefoniche nelle quali Agnelli dialoga con il responsabile della sicurezza Alessandro D’Angelo.
Il colloquio di agosto
Il colloquio, risalente al 4 agosto 2016, ruota attorno a un incontro avvenuto presso la Lamse SpS, holding controllata da Agnelli, a cui parteciparono Dominello e altri ultrà. “So che erano lì – dice il presidente della Juventus – io ogni volta che li vedevo, quando li vedevo a gruppi facevo scrivere sempre le cose sui fogli, perché nella mia testa era per dargli importanza che scrivevo quello che dicevano”. Il giorno dopo, altra intercettazione, sempre Agnelli: “Se io gli avessi suggerito di fare gli abbonamenti ci stava, a rigor di logica, però onestamente non ricordo il contenuto, cioè non posso dirti di preciso, però nella mia riflessione generale di sta, perché vuol dire che loro comprano quello che devon comprare, a noi ci pagan subito e poi gestiscon loro tutto! Chiunque esso sia, cioè voglio dire chiunque si fa un abbonamento, può fare questo ragionamento”.
“Quello ha mandato a uccidere gente”
La Procura della Figc riporta anche una seconda intercettazione, del marzo 2014, che secondo l’accusa sportiva smonterebbe la tesi della difesa secondo cui il club non era a conoscenza dello spessore criminale dei suoi interlocutori. Agnelli, riferendosi a un incontro con i rappresentanti ultras, afferma riguardo al capo del gruppo Viking, Loris Grancini, ritenuto vicino a uomini di Cosa Nostra e ‘ndrangheta: “Il problema è che questo ha ucciso gente”. Con D’Angelo che lo corregge: “Ha mandato a uccidere”. Pecoraro aggiunge anche che dalle telefonate “si evince la buona conoscenza del presidente con Dominello, tale da non avere la necessità di chiedere spiegazioni a D’Angelo quando costui nomina Rocco, all’esito della richiesta di Agnelli di notizie sulle reazioni dei gruppi ultras appena incontrati”.
La difesa di Agnelli
Dopo la notifica del deferimento da parte della giustizia sportiva, il presidente della Juventus – per il quale la procura di Torino ha escluso qualsiasi implicazione nell’indagine penale – si era difeso dicendo di non aver “mai incontrato boss mafiosi, bensì club di tifosi a cadenza regolare” e che questa “è sempre stata un’attività normale e sotto la luce del sole”. Aggiungendo: “Se alcuni di questi personaggi hanno oggi assunto una veste diversa agli occhi della giustizia penale, questo è un aspetto che all’epoca dei fatti non era noto” (non per Grancini, stando all’intercettazione) e ancora che “all’argomento che qualcuno di voi potrebbe opporre, che gli ultras o i loro capi non sono stinchi di santo, io vi dico che condivido ma rispetto le leggi dello Stato e queste persone erano libere e non avevano alcuna restrizione a frequentare lo stadio e le partite di calcio”.
“Solo un incontro”. Ma secondo Dominello sono almeno due
Oggi Chiappero è tornato sull’argomento davanti ai parlamentari della commissione Antimafia: “Escludo nella maniera più assoluta rapporti amicali tra Dominello e il presidente. Il presidente lo ha escluso, c’è un’unica dichiarazione di Dominello che parla di un incontro per fattori legati alla curva che sarebbe avvenuto con il presidente presente”. Ma Dominello, nell’interrogatorio del 3 agosto, ha sostenuto di aver partecipato ad una cena (forse di tifosi) ad Asti “in cui c’era Andrea Agnelli” prima del 2012 e, soprattutto, di averlo incontrato in almeno altre due occasioni: “Ricordo portai con Fabio Germani e D’Angelo un cesto di Natale ad Andrea Agnelli, un’altra volta D’Angelo mi portò da Agnelli in piazza Cnl, forse anzi era la prima volta che lo vedevo”.