Ha segnato l’infanzia di tantissimi italiani di diverse generazioni. È morto a Milano Cino Tortorella, ideatore e storico conduttore dello Zecchino d’Oro dalla sua prima edizione fino alla 51esima, nel 2008. Fino all’edizione del 1972 aveva vestito i celebri panni del Mago Zurlì, nato in occasione di un lavoro teatrale e poi portato in televisione nel 1957, con lo spettacolo Mago Zurlì, il mago del giovedì. Nel 2002 era entrato nel Guinness dei primati per aver presentato lo stesso spettacolo più a lungo di chiunque altro al mondo. Autore e regista televisivo, aveva ideato e diretto diversi programmi Rai, tra cui Chissà chi lo sa?, quiz per ragazzi andato in onda per 12 anni dal 1961. Per Mediaset aveva curato la direzione artistica di Bravo Bravissimo.
Nato a Ventimiglia nel 1927, Felice – questo il suo vero nome – Tortorella cresce orfano di padre, morto pochi mesi prima della sua nascita. Dopo gli studi classici si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza alla Cattolica di Milano, ma abbandona presto gli studi per dedicarsi a tempo pieno al teatro, superando le durissime selezioni per la Scuola d’Arte Drammatica del Piccolo Teatro di Milano, fondata da Giorgio Strehler. Qui nel 1956 porta per la prima volta in scena come regista il personaggio che lo renderà famoso, ed è proprio dallo spettacolo teatrale Zurlì, mago Lipperlì che viene tratta la sceneggiatura del suo primo programma televisivo, andato in onda l’anno successivo per un’intuizione di Umberto Eco, che all’epoca era funzionario Rai
L’idea dello Zecchino d’Oro, il Festival musicale dei bambini, arriva nel 1959. Dopo 51 anni di conduzione, nel 2009 viene escluso dalla gara canora, e ai microfoni dell’Alfonso Signorini Show su Radio Monte Carlo rivela tutto il suo sconforto: “Sono molto addolorato, lo Zecchino d’Oro l’ho inventato io 50 anni fa. (…) Un nuovo direttore ha deciso di eliminare tutti quelli che avevano costruito la storia dello Zecchino e anche Topo Gigio è stato considerato troppo vecchio e quest’anno non ci sarà”.
Il suo cuore si ferma per due volte, nel 2007 e nel 2009, a causa di ischemie. Per Tortorella però è stato come un pit-stop: “Ho fatto come i piloti di Formula uno – aveva spiegato a Libero – mi sono fermato ai box, ho fatto il pieno e sono ripartito con più grinta e determinazione di prima”. Diceva di aver visto l’aldilà in entrambe le esperienze di premorte: “Oggi so che quando chiuderò gli occhi per sempre e il mio cuore cesserà di battere non sarà per sempre e non sarò solo”.
A giugno avrebbe compiuto 90 anni. O meglio, 1.080 mesi. Perché Tortorella era “come quel pescatore genovese che mi disse: ‘Non ne ho più di anni, li ho finiti‘”.