Nel 2016 i licenziamenti disciplinari nelle aziende con più di 15 dipendenti sono stati 32.232, in aumento del 31% rispetto ai 24.595 registrati nel 2015. Lo rileva l’Inps nell’Osservatorio sul precariato. Il 7 marzo del 2015 è entrata in vigore la norma del Jobs act che di fatto abolisce l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori (il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento giudicato ingiusto) per i nuovi assunti.
L’istituto di previdenza ha anche diffuso i dati sul mese di gennaio 2017, quando i licenziamenti sono invece aumentati solo di poco. Sono però salite le richieste di indennità di disoccupazione, Naspi, Aspi, mini Aspi e mobilità: sono state 162.714, in salita del 18,5% rispetto alle 137.155 domande presentate a dicembre e dell’8,5% rispetto alle 150.001 presentate a gennaio 2016. Le sole domande per la Naspi sono passate in un mese da 125.123 a 154.449. E’ quello che emerge dall’Osservatorio Inps sul precariato e da quello sulla cassa integrazione pubblicati giovedì.
Sul totale di 368mila cessazioni nel settore privato rilevate nel mese (dato in crescita del 2,7% sull’anno precedente), i licenziamenti da rapporti di lavoro a tempo indeterminato sono stati 46.900, in modesto incremento rispetto ai 46.100 del gennaio 2016. La crescita, spiega l’istituto, è determinata soprattutto dall’aumento dei licenziamenti per esodo incentivato, cambio di appalto o interruzione di rapporti di lavoro nel settore edile e, in secondo luogo, dei licenziamenti per giusta causa o giustificato motivo soggettivo. Risultano invece in netta contrazione quelli per ragioni economiche (-7%). Continua poi la contrazione delle dimissioni, diminuite del 14% su base annua, ambito nel quale ha inciso l’introduzione a marzo 2016 dell’obbligo della presentazione online.
Per quanto riguarda le assunzioni, a gennaio sono salite del 7,3% (511mila) rispetto a quelle dello stesso mese dello scorso anno: al netto delle cessazioni sono aumentate del 20% quelle degli apprendisti, del 13,5% quelle a tempo determinato mentre sono calate del 9% quelle a tempo indeterminato. Gennaio è stato il primo mese senza incentivi dopo due anni di sgravi contributivi introdotto dal governo Renzi per le nuove assunzioni a tempo indeterminato.