Cronaca

Treviso, scopre che l’ex compagna è incinta e la uccide. Arrestato studente delle superiori

Il giovane ha confessato agli agenti di aver ucciso la ragazza dopo una lite e di aver lasciata il corpo in un fossato sotto un cumulo di foglie. La storia tra i due, entrambi di origini moldave, era finita da tempo. Lei però lo aveva contatto per comunicargli di aspettare un figlio da lui

Dopo aver scoperto che la sua ex ragazza era incinta di sei mesi e che il figlio era suo, l’ha uccisa colpendola con un sasso alla testa e ha lasciato il corpo in un fossato sotto un cumulo di foglie. È successo domenica 19 marzo in località Manzana, tra Conegliano e Vittorio Veneto, in provincia di Treviso. Mihail Savciuc, 19enne di origini moldave, è stato fermato dalla polizia con l’accusa di omicidio. È uno studente al quarto anno in una scuola media superiore. Lui stesso martedì ha confessato di aver ucciso durante una lite la sua ex. Poi ha guidato gli investigatori nel bosco dove aveva abbandonato il cadavere della ragazza.

La vittima, 20 anni, si chiamava Irina Bacal ed era anche lei moldava, ma residente in Italia dal 2012. Lavorava in alcuni hotel vicino a Conegliano, dove abitava. Secondo quanto ricostruito finora, la storia fra la ragazza e il 19enne era finita da tempo e il ragazzo aveva un’altra fidanzata. La giovane negli ultimi tempi aveva però ripreso i contatti con l’ex fidanzato, per annunciargli di aspettare un bambino da lui. Per chiarirsi, i due si sono incontrati la sera di domenica scorsa, quando la lite sulle sorti del bambino è presto degenerata: lui voleva che abortisse, mentre Irina voleva tenere il bambino e che Savciuc si assumesse le sue responsabilità. Da allora la ragazza era scomparsa, allarmando la madre che ha chiamato le forze dell’ordine. Gli investigatori si sono subito concentrati sul giovane, l’ultimo a vedere la 20enne.

Dopo il delitto, lui ha venduto i gioielli di Irina in un ComproOro, scrive il Corriere del Veneto, e questo ha portato gli investigatori a incastrarlo: il negoziante, che aveva regolarmente registrato le generalità dell’acquirente, ha riconosciuto gli oggetti nelle fotografie della ragazza fornite dalla madre al Commissariato di Conegliano, consentendo così agli investigatori di andare praticamente a colpo sicuro.  Martedì, dopo un lungo interrogatorio, è arrivata la confessione.