A febbraio il cda di viale Mazzini, in attesa di indicazioni dell'azionista Tesoro, ha deciso in via cautelativa che da aprile anche artisti e conduttori dovranno accontentarsi di non più di 240mila euro annui. Poi gli allarmi sul "rischio depauperamento" in favore della concorrenza. Ora ministero dell'Economia e dello Sviluppo stanno mettendo a punto una norma per aggirare il problema. L'appiglio è nella Finanziaria 2008
Il primo superconduttore Rai a farsi avanti è stata Lucia Annunziata: “Tagliatemi lo stipendio”. Ma potrebbe anche essere l’ultimo, perché rischia subito di saltare il tetto di 240mila euro ai compensi di artisti e giornalisti deliberato a febbraio dal cda di Viale Mazzini. La stretta entra in vigore ad aprile, tra 15 giorni. Ma ecco che puntuale spunta la norma salva-artisti cui, secondo Repubblica, starebbero lavorando Palazzo Chigi, il ministero dello Sviluppo Economico e il Tesoro. Perché in Italia vige ancora una vecchia norma mai abrogata che autorizza la Rai a pagare i suoi artisti somme superiori al limite di 240mila euro. E’ un articolo dimenticato nelle pieghe della Finanziaria 2008.
Ci voleva un certo impegno a scovare quel buco di nove anni fa, e infatti la scoperta si deve ai legali di Bruno Vespa, il super conduttore di Porta a Porta che non ha mai fatto mistero di non gradire i tagli ai cachet che “impoverirebbero la Rai” con la fuga degli artisti verso la concorrenza privata. Vespa ha anche motivi personali (a molti zeri) per non offrire il petto alla decurtazione: il suo contratto con la Rai, infatti, vale 1,8 milioni di euro l’anno.
Il governo è spiazzato. Da una parte ci sono i tecnici che difendono la delibera Rai sostenendo che anche se c’è una norma non abrogata, come quella, viene comunque superata dalla più recente legge sull’editoria, approvata sei mesi fa, che ribadisce l’estensione del tetto a tutte le amministrazioni pubbliche. Ma siccome non si sa mai, si lavora anche per armonizzare le norme e secondo il quotidiano romano gli uffici sarebbero stati incaricati non di blindare la delibera con le sue riduzioni ma al contrario di costruire un appiglio giuridico più solido a un’azione salva Rai. Che ovviamente richiami la postilla della Finanziaria dimenticata (e solo ora riscoperta). Di che si trattava?
E’ la legge 244 del dicembre 2007 che all’articolo 3 comma 44 interviene sul “trattamento economico” delle persone che lavorano per lo Stato e in particolare “per società a totale o prevalente partecipazione pubblica”. E di fatto estende il massimale retributivo equiparato allo stipendio del magistrato di più alto grado della Corte di Cassazione. Ma con una postilla, mai abrogata, per cui la limitazione non si applicava a chi offre una “prestazione artistica o professionale che consenta di competere con il mercato in condizioni di effettiva concorrenza”. Leggi: i superconduttori della Rai. E che dice il direttore generale Antonio Campo dall’Orto? Tira dritto, fino a ordine contrario e senza chiudere all’inversione a U: il servizio pubblico tv riconoscerà agli artisti e ai giornalisti di grido compensi superiori ai 240mila euro “solo in presenza di un esplicito segnale esterno”. Che potrebbe arrivare a giorni. Due ministeri ci stanno già lavorando.