Il ministro delle Finanze ha annunciato un condono dei debiti inferiori al salario medio, per i cittadini che hanno i conti correnti bloccati. Il provvedimento dovrebbe riguardare 91mila persone
La Croazia vuole cancellare i debiti dei poveri, con una legge dello Stato e non con un provvedimento una tantum. Il ministro delle Finanze, Zdravko Maric, ha annunciato una legge che permetterà il condono dei debiti inferiori al salario medio, per quei cittadini che hanno i conti correnti bloccati. La media nel 2016 è stata di 5.685 kune (1 kuna o uguale a 0,13 euro). La legge, di fatto, è un precedente rivoluzionario (si pensi al caso greco) e riguarda i debiti accumulati nei confronti dello Stato centrale, delle città, dei comuni e delle aziende pubbliche. Maric spera che anche altri creditori si accodino, come gli operatori di telecomunicazioni e gli istituti di credito.
“Il testo di legge, che nasce sotto il cappello del Ministero delle Finanze, è ancora nella fase preparatoria – spiega al fattoquotidiano.it il vice ambasciatore croato in Italia, Ilija Zelalic – e verrà ora esaminato dal Parlamento secondo il consueto iter. Dovrà anche essere valutato in un secondo momento dal governo prima dell’approvazione, e investirà circa 91mila cittadini croati”.
L’Associazione Bancaria Croata non ha sollevato obiezioni, commentando che è pronta al dialogo e che accoglie con favore gli sforzi del ministro in preparazione di norme che regolino la cancellazione del debito per i 91mila cittadini i cui conti sono bloccati. Si tratta del secondo tentativo in due anni, ma con una differenza sostanziale. Nel 2015 il governo del socialdemocratico Zoran Milanovic aveva varato un programma per l’azzeramento di quanto dovuto per bollette e servizi pubblici dalle famiglie in maggiori difficoltà economiche. Ma erano misure una tantum avviate dal Ministero della Previdenza Sociale che poi non ebbero un seguito perché quell’esecutivo, dopo pochissimi mesi (nel novembre 2015), fu battuto alle urne dalla coalizione di centristi e conservatori, che oggi sostengono il governo dell’attuale premier Andrej Plenković, il primo nella storia della Croazia indipendente con una maggioranza ampia, grazie all’appoggio del partito degli agricoltori e di quello dei pensionati.
Il problema dei conti correnti bloccati fa il paio con la riforma fiscale che in Croazia ha aperto la possibilità di massicce svalutazioni di crediti in sofferenza con gli istituti del Paese, da tempo in attesa di nuove indicazioni sull’amministrazione fiscale. Una delle questioni più significative investe la tassazione, ovvero quanto pagare sull’imposta sul reddito e sulla sovrimposta, in base al nuovo calcolo post sanatoria. E’ la ragione per cui i banchieri attendono adesso istruzioni precise che seguano le buone intenzioni per aiutare i cittadini indebitati. E si potranno evincere dalle discussioni parlamentari sulla legge proposta dal ministro Maric.
Secondo l’attuale legge croata, le banche possono cancellare solo i debiti classificati al 31 dicembre 2015 come crediti in sofferenza. Questi comprendono i prestiti che i mutuatari non sono riusciti ad onorare regolarmente per tre o più mesi. La Croazia però nel 2016 può vantare numeri positivi: non solo il debito pubblico si è ridotto dell’1,6% del pil ma ha anche un surplus primario di 8 miliardi di kune.
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