Lavagna, atto terzo. Così potrebbe essere definita la decisione del Consiglio dei ministri di sciogliere per mafia il comune del Levante ligure, in provincia di Genova, dopo che nel giugno scorso l’operazione “Conti di Lavagna” impose ai domiciliari l’allora sindaco Giuseppe Sanguineti, l’ex parlamentare Gabriella Mondello e l’ex consigliere comunale Massimo Talerico, oltre a portare in carcere 8 presunti affiliati della ‘ndrina Rodà- Casile di Condofuri, in Calabria. Al centro delle accuse, la gestione dei rifiuti in mano alla famiglia mafiosa e lo scambio elettorale.

Il terremoto politico portò subito al commissariamento del comune, che lo scorso 15 marzo ha visto il secondo atto dell’inchiesta, con altre 4 misure cautelari , questa volta per usura, estorsione e traffico di sostanze stupefacenti.

Nella conclusione delle indagini, depositate il 17 marzo scorso, il pm Alberto Lari contesta il reato di associazione mafiosa per i fratelli Paolo, Antonio e Francesco Nocera, i fratelli Francescantonio e Antonio Rodà e per Paolo Paltrinieri, accusati di far parte della locale di Lavagna, capeggiata dallo stesso Paolo Nucera.

Articolo 7, ovvero aggravante mafiosa, per i politici coinvolti nell’inchiesta. Secondo l’accusa la Mondello (storico sindaco di Lavagna ed ex parlamentare), i fratelli Nucera e altri avrebbero procurato 500 voti alla lista dell’ex sindaco Sanguineti in cambio della delega al demanio al loro eletto di riferimento, Massimo Talerico. Alla proroga dell’appalto per la raccolta rifiuti solidi urbani, della gestione Eco-centro, della locazione della stazione di trasbordo rifiuti e del trasporto affidato alla autotrasporti Nucera.

Inoltre, si legge nella conclusione delle indagini, l’ex sindaco Sanguineti, in concorso con l’allora vice sindaco Luigi Barbieri “omettevano di assumere i provvedimenti amministrativi di loro competenza per interrompere le gravi irregolarità riscontrate”. Ed ancora il sindaco Sanguineti, in occasione dell’alluvione che colpì Lavagna nel novembre del 2014, “in esecuzione di un medesimo disegno criminoso intenzionalmente procurava alla ditta di Autotrasporti Nucera snd un ingiusto vantaggio patrimoniale, avendo affidato in maniera diretta il trasporto di rifiuti”. Dall’indagine, durata oltre due anni, accanto alla mafia imprenditoriale emerge anche quella criminale fatta di droga, usura, intimidazioni e armi, rapporti con gli altri affiliati e con la “casa madre”, aiuti ai detenuti e ospitalità ai latitanti.

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