Sessanta minuti di buio per contrastare il cambiamento climatico, che secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, “tra il 2030 e il 2050 potrebbe causare circa 250mila ulteriori morti l’anno per malnutrizione, malaria, diarrea e stress da calore”. Torna sabato 25 marzo l’Earth Hour, l’Ora della Terra, la mobilitazione globale lanciata dal Wwf esattamente 10 anni fa, nel 2007, per richiamare l’attenzione sulla necessità di proteggere il pianeta invitando quante più persone possibile a spegnere le luci per un’ora. Anche quest’anno, a puntare gli orologi alle 20.30, ora locale, in una ola intercontinentale che nell’arco di 24 ore farà il giro del globo, saranno oltre 170 Paesi in tutto il mondo, che aderiranno alla mobilitazione lasciando al buio abitazioni, ristoranti, luoghi di ritrovo e monumenti.
“I cambiamenti climatici, con le ondate di calore e l’aumento delle temperature, gli eventi meteorologici estremi come alluvioni e siccità – spiega il Wwf – aumentano i rischi per la salute e il benessere umano. Oltre ai danni diretti, gli impatti influenzano l’alimentazione, l’approvvigionamento di acqua ma anche la diffusione di malattie. A livello globale, il numero di disastri legati al clima è più che triplicato dal 1960. Questi disastri si traducono in oltre 60mila morti, principalmente nei paesi in via di sviluppo”. Come sottolinea il V rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, “gli effetti sulla salute sono destinati ad esacerbare i problemi pre-esistenti, inclusi quelli derivanti dalle condizioni cliniche (disturbi psichici, depressione, patologie cardiocircolatorie). In generale, quindi, il cambiamento climatico ha tanti volti e impatti diversi in ogni angolo del pianeta, ma la realtà è uguale per tutti – sottolinea Donatella Bianchi, presidente di Wwf Italia – il momento per cambiare il clima che cambia è ora”.
Tra le icone mondiali che verranno lasciate al buio in occasione dell’Earth Hour 2017, il Big Ben, il Parlamento e Buckingham Palace a Londra, l’Acropoli di Atene, la Tour Eiffel di Parigi, l’Empire State Building di New York, il Duomo di Colonia, il castello di Edimburgo. Ma luci spente anche da Bora Bora a Pechino passando per le Filippine, l’India, gli Emirati Arabi, il Pakistan, il Kenya, l’Argentina, il Perù e poi a Kujalleq in Groenlandia, e a sud, a Capetown in Sud Africa.
Per quanto riguarda l’Italia, invece, tra i monumenti simbolo coinvolti, la basilica di San Pietro, il Colosseo e il Museo MAXXI. E proprio l’area esterna del Museo nazionale delle arti del XXI secolo diventerà per un giorno la piazza di “Aspettando Earth Hour” con laboratori per bambini, giochi ed eventi di intrattenimento in attesa del conto alla rovescia finale. E ancora il Ponte Vecchio, Palazzo Vecchio, la Torre di Arnolfo, la Cupola del Duomo, la Statua del David (a piazzale Michelangelo), la Basilica di Santa Croce e l’Abbazia San Miniato al Monte a Firenze. A Torino rimarrà al buio la Mole Antonelliana, il Duomo, la Basilica di Superga, Palazzo Civico. Ma luci spente anche all’Arena di Verona, la Scalinata del Pincio a Bologna, piazza del Ferrarese a Bari, il Palazzo delle Aquile, Piazza Pretoria, la facciata del teatro Politeama a Palermo, mentre in Molise hanno aderito ben 76 Comuni.
“Earth Hour – spiega Bianchi – negli anni ha dimostrato che centinaia di milioni di persone in tutto il mondo comprendono quanto la sfida del clima sia centrale per il pianeta, per il benessere umano e la sopravvivenza di specie animali e vegetali. Il 25 marzo questo grande movimento globale per il clima fatto di singole persone, comunità e organizzazioni, quindi, farà sentire la propria voce per chiedere di accelerare gli impegni verso una rapida decarbonizzazione delle nostre economie, per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, secondo l’impegno assunto con l’Accordo di Parigi”.