Bombe piovute dal cielo iracheno di Mosul il 17 marzo scorso. Dovevano colpire gli jiiadisti, hanno ucciso oltre 150 innocenti tra civili e attivisti dei diritti umani. Solo oggi, a distanza di dieci giorni, i militari statunitensi avrebbero riconosciuto, per la prima volta, di aver sferrato per errore quell’attacco aereo. Se confermato, l’episodio rappresenterebbe la maggiore perdita di vite umane tra i civili da quando gli Stati Uniti hanno iniziato a prendere di mira lo Stato Islamico in Iraq e Siria nel 2014.
Lo rivela il Washington Post spiegando che alla luce di una “prima analisi” è emerso che la coalizione ha colpito i combattenti dello Stato Islamico nella parte ovest della città su richiesta delle forze irachene. Finora la coalizione a guida americana aveva detto che non vi erano certezze di un raid compiuto nel quartiere al-Jadida di Mosul dove gli abitanti hanno denunciato la morte di 137 civili. Le forze irachene che partecipano ai soccorsi hanno parlato del ritrovamento di oltre 100 corpi senza vita, tra cui molte donne e bambini, all’interno di un edificio andato distrutto.
Sono però gli stessi militari iracheni a mettere in dubbio la ricostruzione. Secondo queste fonti, si legge sul sito della Bbc, sarebbero state trappole esplosive piazzate dagli uomini dell’Is a causare la strage. Sulla pagina Facebook, i militari iracheni sostengono di aver ispezionato l’edificio che sarebbe stato colpito dal raid e di aver verificato che che era “stato completamente distrutto e che non vi erano segni che fosse stato distrutto da un raid aereo”.
Nel dubbio proseguono le indagini, anche perché se la versione che filtra dai comandi americani fosse confermata, l’episodio solleverebbe nuove domande sulle operazioni antiterrorismo svolte da quando il presidente Donald Trump è alla Casa Bianca e che hanno fatto registrare altri potenziali errori, sottolinea il quotidiano americano, ricordando le indagini in corso sull’attacco che recentemente ha provocato numerosi morti tra i civili all’interno di una moschea in Siria e la morte di civili – riconosciuta dai militari statunitensi – nel raid dei Navy Seal in Yemen a gennaio.
I vertici militari americani assicurano di aver adottato misure estese a tutela della popolazione civile, ricorda il Washington Post. “Ma la coalizione – hanno anche precisato – non abbandonerà il suo impegno nei confronti dei partner iracheni a causa delle tattiche disumane usate dall’Is, che terrorizza i civili, usa scudi umani e conduce i combattimenti a partire da scuole, ospedali, siti religiosi e quartieri popolati da civili”. Effetto immediato dell’ammissione delle responsabilità Usa nel raid è stata l’interruzione delle operazioni a Mosul ovest da parte dei militari iracheni, riferisce il Guardian. Ieri i soccorritori erano ancora al lavoro per estrarre cadaveri dalle macerie.