Caro direttore,
ho letto con molto stupore l’articolo di Elena Ciccarello pubblicato sul Fatto Quotidiano (qui l’articolo e qui l’intervista a Boccia che lo corredava, ndr)e i blog ospitati sul vostro sito. Dire che avrei ‘vinto il posto in Università’ o ‘vinto un concorso pubblico’ con una ricerca plagiata è grave, scorretto oltre che palesemente falso. E di questa affermazione falsa inevitabilmente si risponde in tribunale. Sono professore universitario da oltre 15 anni e ricercatore da 23. La mia storia, le mie pubblicazioni e, in particolar modo, i miei libri sono diffusi nelle università e sono stati utilizzati come testi di riferimento in università italiane e straniere. Ho diretto un centro di ricerca in università a Castellanza per 8 anni, ho fatto ricerca a Londra, alla Lse, per quattro e sono stato visiting professor alla UIC di Chicago e insegnato complessivamente per 20 anni.
Dal 2002 sono professore associato. Mi sono sempre rifiutato, nonostante avessi titoli e pubblicazioni, di fare il concorso di prima fascia perché non lo ritenevo opportuno durante l’aspettativa parlamentare. L’avrei potuto fare, com’è noto, in molti atenei italiani in cui tengo spesso seminari e prolusioni.
A Campobasso ho fatto semplicemente un trasferimento dalla mia precedente università e l’ho fatto per aiutare l’UniMol (Università del Sud efficiente e bella) a far crescere una generazione di ricercatori appassionati di economia delle amministrazioni pubbliche. E sempre e solo a titolo gratuito.
Ho partecipato alla selezione per il mio trasferimento, una selezione in cui si potevano presentare fino a 12 pubblicazioni, io avrei potuto presentarne 25, ma ho inviato semplicemente le prime 12 presenti nel mio cv, compresi alcuni articoli dipartimentali – senza alcuna valenza scientifica – discussi a seminari interni nell’allora centro di ricerca, come ‘lettura consigliata’; non credo abbia potuto influenzare in alcun modo la valutazione del mio curriculum accademico e poi per un trasferimento!
Mi spiace avere scatenato la curiosità del vostro sempre attento quotidiano ma la mia carriera accademica, di cui vado molto fiero, è sotto gli occhi di tutti, limpida e documentabile. E non permetto a nessuno di infangarla o metterla in dubbio e chi lo sta facendo su una cosa così palesemente falsa dovrà risponderne nelle sedi giudiziarie. Faccio ricerca da sempre, da quasi vent’anni, continuerò a farla perché è il mio lavoro e non sono uno di quelli che possono vantare il titolo di professore universitario per ‘meriti politici’. A conferma di quanto detto, in questi giorni, per il mercato USA e UK, è uscito con Palgrave MacMillan il mio ultimo lavoro, di cui vado molto fiero, con colleghi italiani e non: “The challenge of the digital economy”. Sono obbligato a querelare chiunque si permette di infangare la mia attività accademica e la mia onorabilità. In ogni caso l’università ha gli strumenti per valutare i contenuti scientifici presentati e per chiarire ogni cosa.
Cordialmente,
Francesco Boccia
Che al concorso sia stata presentata “tra le altre”, come ho scritto, una pubblicazione copiata è una dato di fatto, provato dagli atti. Che fosse un “trasferimento” (peraltro da un’università privata a un’università pubblica) non pare rilevante, dato che si trattava comunque di una procedura selettiva cui partecipavano altri tre concorrenti. L’articolo non esprime valutazioni sui meriti scientifici, ma si limita a documentare un fatto circoscritto. Poi, se è vero che l’onorevole ha inviato “semplicemente le prime 12 (pubblicazioni) presenti nel mio cv”, significa che la pubblicazione, che lui stesso ha ammesso essere non sua, compariva anche nel suo curriculum (ec)