Una testata specializzata inglese ha stilato un'analisi delle retribuzioni medie mensili e annue degli operai impegnati nelle catene di montaggio, prendendo in considerazione i 12 paesi con la più alta produzione al mondo. C'è chi se la passa meglio, come i francesi, e chi decisamente peggio, come gli indiani
Non è senz’altro un caso che, giusto qualche settimana fa, l’ad di FCA Marchionne abbia indicato Pomigliano come futura sede di produzione di modelli di gamma medio-alta, tra cui Maserati e Jeep, spostando la Panda in Polonia. Certamente per la qualità di manifattura nostrana, ma indubbiamente anche – se non prevalentemente – seguendo il calcolo economico che vuole le auto più a buon mercato necessariamente prodotte dove meno costa la manodopera. A sottolineare questa costante corsa dei costruttori verso le piazze più convenienti è il portale dell’autorevole testata inglese AutoExpress, che sottolinea come questa ricerca di economicità produttiva sia basilare in un mondo produttivo automobilistico dove il costo del lavoro è tra le voci più elevate di bilancio: voce che peraltro nessun costruttore dichiara dettagliatamente, data la sua importanza strategica. Il sito britannico ha così compilato un elenco degli stipendi per i 12 paesi di maggior volume di produzione automobilistica, basato su ricerche e informazioni interne, mettendo insieme le stime di guadagno (lordo) annuo in base alla paga oraria e al monte ore settimanale. La corsa è chiara, per ogni casa automobilistica: dirigere la produzione dove la manodopera è meno cara a parità di qualità del lavoro. Perché pagare gli operai 18-28 euro l’ora, quando in alcune parti del mondo si è più vicini a paghe di 2-3 euro?