Entro un anno tutte le scuole italiane nelle zone a maggior rischio terremoto dovranno fare un’indagine sulla vulnerabilità sismica. Di fronte alle aule crollate a causa dei terremoti in quest’ultimi anni, il Governo corre ai ripari stanziando 100 milioni di euro per avere dei dati precisi. L’obiettivo è programmare interventi sulla base di una priorità dettata dalla fotografia che emergerà da questa indagine.

A deciderlo è la commissione Ambiente della Camera presieduta da Ermete Realacci che ha accolto due emendamenti al Decreto Terremoto proposti dall’onorevole Gianluca Vacca del Movimento 5 Stelle. L’atto parlamentare propone di estendere l’intervento non solo alle scuole situate all’interno del “cratere” ma a tutte quelle che sono nelle zone 1 e 2 ovvero in Abruzzo, Campania, Calabria, Friuli e tutto il dorso appenninico.  Numeri ufficiali non sono stati ancora forniti ma secondo Realacci stiamo parlando della maggior parte degli istituti: “Non abbiamo un dato preciso su quante dovranno fare le indagini ma oltre il 50% delle scuole è stato costruito prima che venissero emanate norme antisismiche”.

A detta dell’onorevole Vacca solo in Abruzzo il 75% delle scuole non è a norma. Dall’altro canto i numeri a disposizione presi dall’anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica ci dicono che la verifica sismica è stata eseguita solo nel 9% degli edifici che si trovano nella zona a rischio. “Queste indagini  – dice Realacci – vanno fatte bene, non dev’essere una pratica burocratica. Nella legge di Stabilità ho tentato di far attivare il credito d’imposta anche per questo fine ma non sono riuscito. Abbiamo stanziato 100 milioni per questo obiettivo. Servono tempi rapidi ecco perché abbiamo stabilito come termine giugno 2018”.

Soddisfatto anche il Movimento 5 Stelle che sottolinea l’importanza di queste indagini. “Non esiste una classificazione univoca che stabilisca se una scuola è o meno a norma secondo i parametri antisismici – dice Vacca – Ho parlato con dei sindaci che mi hanno riferito di avere delle scuole con un indice di vulnerabilità dello 0,2 ma non sono in grado di chiudere le strutture. Ci sono scuole in Abruzzo con un indice che arriva a 0,15. Manca il criterio che stabilisca la soglia entro la quale una scuola non è agibile dal punto di vista antisismico. C’è la legge per l’adeguamento antisismico che stabilisce la conformità o meno di un edificio ma non riguarda l’indice di vulnerabilità che fa una diagnosi dello stato di costruzione in maniera più accurata. C’è bisogno di un intervento: noi abbiamo presentato una proposta che fissa a 0,65 la soglia minima sotto la quale un edificio non è agibile”.

Una proposta nata soprattutto su richiesta di molti primi cittadini che oggi si trovano di fronte alla scelta di chiudere una scuola per poi magari avere le lamentele delle famiglie costrette a trasferire altrove i loro figli. Intanto entro giugno del prossimo anno saranno completate le indagini antisismiche. I dati che emergeranno saranno un elemento utile anche per l’unità di missione di palazzo Chigi che lavora sull’edilizia scolastica.

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